Un angolo buio, recesso del nucleo. Propaga suoni indistinti. Echeggiano nello spazio, tagliano il vento, si abbattono su un muro di foglie. Vibra la rugiada percorre lenta la foglia come il viandante sospinto verso l'ignoto; ondeggiano verso il gambo si calano dolcemente plasmandosi intorno fluendo nell'insieme unico. Ambracati al cordone ombelicale pulsante si lasciano cadere. "Plop"...
Ultimo esasperato grido Ultima parvenza di luce dispersa gracchia nella memoria placido nero immerso nel paradosso dove passa e svanisce il bianco apollo nascosto alle spalle dell'ombra fra l'ultima fessura inarca la forma lasciando solo l'orma, dissolta.
Gelide spine traffigono l'iride si scioglie l'irreale Paride forme sulle ante straccia le sue ombre l'errante
Quotidiana esperienza smembra il dolore sordo strazia il grembo il suo fetore tenebre sferiche svolazzano su miei occhi corpuscoli rosso fuoco danzano come pinocchi.