Scorre l'inchiostro del poeta ardito, bravo con le parole, libera i versi dove soffia il vento, fino al lucente sole, ma la vocina che gli rode dentro, consiglia di tacere,
confuso lui si sente assai smarrito,
tutto vuol cestinare. rilegge solo rime cuore e amore e baci in riva al mare: a capo va a casaccio e a sillabare, proprio lui non riesce, però fa l'apocope sul finale e la sua stima cresce. Certo quella vocina da il tormento sempre a pontificare, anima presuntuosa e prepotente, vuol solo far del male, a lui il poeta, il bello della rete, applausi e immense lodi, saranno celebrate le poesie, mica corbellerie.
Ride e sghignazza l'anima feroce al fesso dilettante, nessuno veramente poi lo legge campione di stronzate, parole vuote e rime comandate. Della bella poesia lui pensa d'esser illustre luminare, dai versi che si leggon però emerge nulla di eccezionale; un povero e mediocre menestrello, si crede un erudito sapientone ma è solo un tontolone.
Quell'anima feroce che rovella solo per comandare, gli parla con parole prepotenti e tutto buio appare. Ma la poesia che scrive sul quaderno dona rilassatezza, e scaccia la vocina che tormenta, presso un altro poeta che siede presso la riva del mare, nel cielo solo cirri da contare.
La voce si sopì per un momento, ma quando ritornò fu ancor tormento.
Ho comprato una bilancia che mi ha detto: -mi fai male, hai chilometri di pancia che mi fanno sprofondare- Poverina la bilancia, l'ho comprata e massacrata lei però s'è vendicata e con ghigno e anche sberleffo: -Guarda i chili sono tanti pacioccon col doppio mento-. Basta devo rimediare dieta ferrea dimagrante, colazione due grissini, mattinata con la mela, pranzo e afferro i pomodori a merenda una preghiera. Per la cena un'insalata e il gelato a me diletto, caro Augusto te lo scordi, va nei sogni in un cassetto. La mattina poi alle cinque vado a correre, a bruciare che la pancia ora abbondante si dovrebbe un po' sgonfiare, per tornare il figurino di quel tempo ormai passato, non scrivevo le poesie ma da tutti ero ammirato. Con la pancia da poeta ahi mi son lasciato andare ma ho comprato la bilancia con cui voglio bisticciare.
La vita mia che scorre come un lampo, veloce in un baleno, da giovane son vecchio e ora m'accorgo d'un cielo avvelenato e non sereno e corro a perdifiato in mezzo al campo, di lato intanto porgo
la mente che ritorna a quel sobborgo,
di me triste fanciullo insofferente, perso nei bei pensieri, volavano nell'aria volentieri, fugaci nel mio mondo assai accogliente, dove al richiamo rimanevo assente, rimpiango quei ricordi ed ora che analizzo la mia vita, nel mondo dei bagordi la storia degli umani par finita.
Ma esiste la speranza della fede, pregare ad un sol Dio aver fiducia, creder nel futuro fatto di luce immensa e non oscuro, sperduto nel mio oblio
odo voci di donne, e poi un brusio,
il suo bel viso luce mi riflette, spighe dorate a maggio, vita meravigliosa in alte vette, sei vera e non miraggio.