Tormento

Scorre l'inchiostro del poeta ardito,
bravo con le parole,
libera i versi dove soffia il vento,
fino al lucente sole,
ma la vocina che gli rode dentro,
consiglia di tacere,

confuso lui si sente assai smarrito,

tutto vuol cestinare.
rilegge solo rime cuore e amore
e baci in riva al mare:
a capo va a casaccio
e a sillabare, proprio lui non riesce,
però fa l'apocope sul finale
e la sua stima cresce.
Certo quella vocina da il tormento
sempre a pontificare,
anima presuntuosa e prepotente,
vuol solo far del male,
a lui il poeta, il bello della rete,
applausi e immense lodi,
saranno celebrate le poesie,
mica corbellerie.

Ride e sghignazza l'anima feroce
al fesso dilettante,
nessuno veramente poi lo legge
campione di stronzate,
parole vuote e rime comandate.
Della bella poesia lui pensa d'esser
illustre luminare,
dai versi che si leggon però emerge
nulla di eccezionale;
un povero e mediocre menestrello,
si crede un erudito sapientone
ma è solo un tontolone.

Quell'anima feroce che rovella
solo per comandare,
gli parla con parole prepotenti
e tutto buio appare.
Ma la poesia che scrive sul quaderno
dona rilassatezza,
e scaccia la vocina che tormenta,
presso un altro poeta
che siede presso la riva del mare,
nel cielo solo cirri da contare.

La voce si sopì per un momento,
ma quando ritornò fu ancor tormento.
Augusto Cervo
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    Filastrocca della bilancia

    Ho comprato una bilancia
    che mi ha detto:
    -mi fai male,
    hai chilometri di pancia
    che mi fanno sprofondare-
    Poverina la bilancia,
    l'ho comprata
    e massacrata
    lei però s'è vendicata
    e con ghigno e anche sberleffo:
    -Guarda i chili sono tanti
    pacioccon col doppio mento-.
    Basta devo rimediare
    dieta ferrea dimagrante,
    colazione due grissini,
    mattinata con la mela,
    pranzo e afferro i pomodori
    a merenda una preghiera.
    Per la cena un'insalata
    e il gelato a me diletto,
    caro Augusto te lo scordi,
    va nei sogni in un cassetto.
    La mattina poi alle cinque
    vado a correre, a bruciare
    che la pancia ora abbondante
    si dovrebbe un po' sgonfiare,
    per tornare il figurino
    di quel tempo ormai passato,
    non scrivevo le poesie
    ma da tutti ero ammirato.
    Con la pancia da poeta
    ahi mi son lasciato andare
    ma ho comprato la bilancia
    con cui voglio bisticciare.
    Augusto Cervo
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      Fiamma parallela

      Il sonno che rapisce e poi ristora
      accende questa fiamma parallela,
      schiarisce anche la nebbia e si colora
      la florida campagna che poi cela

      la voce che risuona, or già canora
      la odo soavemente e un poco anela,
      svanisce e si ritira in qualche ora
      un gregge dopo appare e forte bela

      fino in fondo alla valle, or le campane,
      richiamano i fedeli alla preghiera,
      le risa delle belle cortigiane,

      allietano il mio core e l'atmosfera,
      di gente tutta in fila alle fontane
      per calmierar la sete quando è sera.
      Augusto Cervo
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        Vita Meravigliosa

        La vita mia che scorre come un lampo,
        veloce in un baleno,
        da giovane son vecchio e ora m'accorgo
        d'un cielo avvelenato e non sereno
        e corro a perdifiato in mezzo al campo,
        di lato intanto porgo

        la mente che ritorna a quel sobborgo,

        di me triste fanciullo insofferente,
        perso nei bei pensieri,
        volavano nell'aria volentieri,
        fugaci nel mio mondo assai accogliente,
        dove al richiamo rimanevo assente,
        rimpiango quei ricordi
        ed ora che analizzo la mia vita,
        nel mondo dei bagordi
        la storia degli umani par finita.

        Ma esiste la speranza della fede,
        pregare ad un sol Dio
        aver fiducia, creder nel futuro
        fatto di luce immensa e non oscuro,
        sperduto nel mio oblio

        odo voci di donne, e poi un brusio,

        il suo bel viso luce mi riflette,
        spighe dorate a maggio,
        vita meravigliosa in alte vette,
        sei vera e non miraggio.
        Augusto Cervo
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