Un giorno di settembre, il mese azzurro, tranquillo sotto un giovane susino io tenni l'amor mio pallido e quieto tra le mie braccia come un dolce sogno. E su di noi nel bel cielo d'estate c'era una nube ch'io mirai a lungo: bianchissima nell'alto si perdeva e quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte molte lune trascorsero nuotando per il cielo. Forse i susini ormai sono abbattuti: Tu chiedi che ne è di quell'amore? Questo ti dico: più non lo ricordo. E pure certo, so cosa intendi. Pure il suo volto più non lo rammento, questo rammento: l'ho baciato un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato senza la nube apparsa su nel cielo. Questa ricordo e non potrò scordare: era molto bianca e veniva giù dall'alto. Forse i susini fioriscono ancora e quella donna ha forse sette figli, ma quella nuvola fiorì solo un istante e quando riguardai sparì nel vento.
Veramente, vivo in tempi bui! La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia indica insensibilità. Colui che ride probabilmente non ha ancora ricevuto la terribile notizia.
Che tempi sono questi in cui un discorso sugli alberi è quasi un reato perché comprende il tacere su così tanti crimini! Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada forse non è più raggiungibile per i suoi amici che soffrono?
È vero: mi guadagno ancora da vivere ma credetemi: è un puro caso. Niente di ciò che faccio mi da il diritto di saziarmi. Per caso sono stato risparmiato. (Quando cessa la mia fortuna sono perso)
Mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai! Ma come posso mangiare e bere se ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete? Eppure mangio e bevo.
Mi piacerebbe anche essere saggio. Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio: tenersi fuori dai guai del mondo e passare il breve periodo senza paura.
Anche fare a meno della violenza ripagare il male con il bene non esaudire i propri desideri, ma dimenticare questo è ritenuto saggio. Tutto questo non mi riesce: veramente, vivo in tempi bui!
Voi, che emergerete dalla marea nella quale noi siamo annegati ricordate quando parlate delle nostre debolezze anche i tempi bui ai quali voi siete scampati.
Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe, attraverso le guerre delle classi, disperati quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta.
Eppure sappiamo: anche l'odio verso la bassezza distorce i tratti del viso. Anche l'ira per le ingiustizie rende la voce rauca. Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento in cui l'uomo è amico dell'uomo ricordate noi Con indulgenza.
Sulla mia parete è appesa una xilografia giapponese La maschera di un demone cattivo, dipinta con la lacca d'oro. Pieno di compassione vedo Le gonfiate vene frontali, segno di Quanto è faticoso essere cattivo.
Sì, lo so: solo il felice È amato. La sua voce È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.
L'albero deforme nel cortile È frutto del terreno cattivo, ma Quelli che passano gli danno dello storpio E hanno ragione.
Le barche verdi e le vele allegre della baia Io non le vedo. Soprattutto Vedo la rete strappata del pescatore. Perché parlo solo del fatto Che la colona quarantenne cammina in modo curvo? I seni delle ragazze Sono caldi come sempre.
Una rima in una mia canzone Mi sembrerebbe quasi una spavalderia.
In me si combattono L'entusiasmo per il melo in fiore E il terrore per i discorsi dell'imbianchino. * Ma solo il secondo Mi spinge alla scrivania.
* Con "l'imbianchino" Brecht si riferisce a Hitler.
Non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Ho sentito che non volete imparare niente. Deduco: siete milionari. Il vostro futuro è assicurato - esso è Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori Hanno fatto sì che i vostri piedi Non urtino nessuna pietra. Allora non devi Imparare niente. Così come sei Puoi rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi, Come ho sentito, sono insicuri Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente Ciò che devi fare affinché stiate bene. Essi hanno letto i libri di quelli Che sanno le verità Che hanno validità in tutti i tempi E le ricette che aiutano sempre.
Dato che ci sono così tanti che pensano per te Non devi muovere un dito. Però, se non fosse così Allora dovresti studiare.
Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate serenamente e con rispetto chi come moneta infida pesa la vostra parola! Vorrei che foste accorti, che non deste con troppa fiducia la vostra parola.
Leggete la storia e guardate in fuga furiosa invincibili eserciti. In ogni luogo fortezze indistruttibili rovinano e anche se innumerabile era l'armata salpando, le navi che tornarono le si poté contare. Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta e giunse una nave alla fine dell'infinito mare.
Oh bello lo scuoter del capo su verità incontestabili! Oh il coraggioso medico che cura l'ammalato senza speranza!
Ma d'ogni dubbio il più bello è quando coloro che sono senza fede, senza forza, levano il capo e alla forza dei loro oppressori non credono più!
Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio! Quante vittime costò! Com'era difficile accorgersi che fosse così e non diverso! Con un respiro di sollievo un giorno un uomo nel libro del sapere lo scrisse.
Forse a lungo là dentro starà e più generazioni ne vivranno e in quello vedranno un'eterna sapienza e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce. Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze, che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta. E un altro giorno un uomo dal libro del sapere gravemente cancella quella tesi.
Intronato dagli ordini, passato alla visita d'idoneità da barbuti medici, ispezionato da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie un libro redatto da Iddio in persona, erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio. Veramente gli è difficile dubitare di questo mondo. Madido di sudore si curva l'uomo che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.
Ma sgobba madido di sudore anche l'uomo che la propria casa si costruisce. Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai. Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio. Non credono ai fatti, credono solo a se stessi. Se occorre, tanto peggio per i fatti. La pazienza che han con se stessi è sconfinata. Gli argomenti li odono con gli orecchi della spia.
Con coloro che non riflettono e mai dubitano si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono. Non dubitano per giungere alla decisione, bensì per schivare la decisione. Le teste le usano solo per scuoterle. Con aria grave mettono in guardia dall'acqua i passeggeri dl navi che affondano. Sotto l'ascia dell'assassino si chiedono se anch'egli non sia un uomo.
Dopo aver rilevato, mormorando, che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto. La loro attività consiste nell'oscillare. Il loro motto preferito è: l'istruttoria continua.
Certo, se il dubbio lodate non lodate però quel dubbio che è disperazione! Che giova poter dubitare, a colui che non riesce a decidersi! Può sbagliare ad agire chi di motivi troppo scarsi si contenta! Ma inattivo rimane nel pericolo chi di troppi ha bisogno.
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare che tale sei, perché hai dubitato delle guide! E dunque a chi è guidato permetti il dubbio!
Sto seduto ai margini della strada. L'autista cambia la ruota. Non sono contento di dove vengo. Non sono contento di dove vado. Perché vedo il cambio della ruota Con impazienza?