Arrivai a Cordova che la mattina ancora assonnata dipanava i suoi riccioli d'oro sul letto scuro e caldo del Guadalquivir.
Chiare furono allora le parole "... Cordova lontana e sola..." Più ci si avvicina a Cordova più essa è mai raggiunta
Sfugge nei giochi di luce tra il Ponte Romano e la Sierra Morena, nelle mille prospettive della Mezquita Catedral, nei dedali tortuosi dell'interno dove i patios fioriscono d'ascese e decadenze.
"... Cordoba lejana y sola..." Metafora della meta non intermedia, del luogo non provvisorio. Una bisaccia consunta per raccogliere olive e versi e alla magnificenza forse giungere, infine.
Sul lago fermenta repertorio serale e la brughiera irlandese stinge nello specchio del sole lunatico un anello di nuvole capricciose distanti barlumi incastonati nel cielo sempre in movimento.
Saranno gli spiriti del bosco o un agnellino sfuggito al gregge a belare di malinconia sino al filo d'erba più verde della mia anima?
Non è irraggiungibile Killarney questa notte che volge in ametista e agata il placido stare attonito del mio giorno scompigliato.
Il soppalco conduce direttamente al cielo aperto e non c'è da stupirsi al passaggio di Cupido che trascina per le briglie il destriero di Marte, riottoso al viaggio, alla guerra restio.
Cuori palesemente inesatti, ventricoli in subaffitto e atri in bilico: l'amore talvolta compie la scala a ritroso ma presto risale la china, oltre le sbarre, volando
nel sorriso rinnovato di un'ora o poco più - testardo.