La conoscenza velenosa nel disponibile il battito salvato del polso sono già provate le nevrosi non sono più nidi nella persona nell'uccisione dell'amore cadere sull'abito nuziale di bestie brucianti nella loro schiera d'angoscia ascoltare
il gioioso bisbiglio degli occhi vivere nel solco ignoto.
Scheletri di bambini come libellule stecchite giocati all'altalena - pungiglione del mondo che approfondisce l'area di dolore mentre gli strateghi celati, dentro nidi di bisbigli bordati da sentieri di sussurri li buttano da una paglia sminuzzata di cifre scorie nella sodaglia.
Nei dislivelli dell'analisi spasimano i versi: su quale fuoco di esperienza puntiamo noi l'occhio spirituale - o siamo forse tesi
sopra la croce della fuga?
Sta il suo lettino nella biblioteca reale - all'inquilina di una sola stanza trincea del sonno. Ma l'opera s'inforna nel colombario, l'archivio: sepolcro della parola che respira ancora!
Quello che accade lo inquina a morte il flusso di notizie. Si è toccato il più alto livello di menzogna. Ci inondano il campo visivo fatti di menzogna e impostura; tutti alla fine diventano ciechi.
Accada quel che accada, è una trappola la bocca dei potenti; i loro portavoce irretiscono il gregge con parole di dissimulazione.
Accada quel che accada, in questo tempo della povertà i suoi poeti hanno veste di acrobati e il loro Grande Numero è la Spoesia.
È il buco in cui precipiti, e il gorgo risucchiante ti si richiude sopra. Emergi con la parola, il tuo trofeo - l'unico conservabile oltre il lido del tempo.
Ciò che sai dal principio tu lo cerchi paziente e disperato: utile anacronista (non sperimentatore) temerario brigante che sul fondo lontano vede l'oro.
A chi rimbomba il tamburo del teschio tra rovinii di parole - quale di esse può risorgere per afferrare un sorso di respiro per dondolarsi nella cuna della bocca per ferrigna recarsi nell'arengo della parola? - colui sfida di colpo l'incendio, Dolore della luce che lo costringe al verso oscuro - crisi di astenia della lingua, lo dicono.