Riparo sotto gli alberi, secoli di fuoco sulla loro corteccia, notizia remota delle profondità nelle loro vene, sogno nella loro quiete, tranquillità nel cullarsi del loro calice.
Rami di luce sdrucciolavano sulle nostre teste immerse nell'azzurro. Coralli erano le sue guance, nel silenzio delle acque. Ancorato dentro di me dormiva attizzando i falò della selva occulta nel sangue. Una mano morbida cingeva la mia gola fino a soffocarmi. Nere lacrime scivolarono dai miei occhi: perle che colmarono il calice dell'amore.
Tra le mute radici che sostentano il bosco, arcangelo mio d'ombra, nell'insistente quiete sotterranea, apriamo rose d'amore, trasudiamo il vino dell'uva unica, dolce sole della genesi perenne, che le nostre labbra invitano a godere dal clamore dell'umida erba che ci protegge.
Dalla vena minerale segreta, dalla venatura occulta, copiosamente emerge il silenzioso pensiero, memoria della terra, che si divide in tutto lo spazio, filone senza fine dell'oro delle aure di gloria, che trasfigurano i germogli naturali in bellezza.
La fiamma viva straziò l'aria, uní i volti in purpureo gesto, svegliò la freschezza delle bocche, fece delle braccia un nido, e dei corpi brezze nelle dune, cullarsi delle foglie nelle brezze.
Entrò nelle mie celle recondite. Dissi: dalla sua vibrazione i miei spazi sono stati posseduti. Un vento al quale nulla sfugge si ac- cende nelle vele del mio deside- rio. Le sorgenti del riparo s'inten- sificano.