Chissà dove mi tieni, nascosta nel più recondito dei luoghi come un sogno in una scatola. Apri quando vuoi, con un sussurro mi chiami, mi accarezzi silenzioso mentre il tempo è così vicino e così nemico. Il nostro castello di sabbia a poco a poco con le nostre parole incollate l'una all'altra, si tengono vicine per non perdersi mentre l'aria è rarefatta e il nostro tempo spalanca la bocca e ci inghiottisce, mai sazio mai abbastanza per scoprirci, per entrarci dentro scavarci come se là in fondo ci attendesse un tesoro costruito prima di trovarci.
Mentre viaggi nel cuore non sapresti trovarmi, tanti sono i luoghi dove ho dimora, ma il tuo respiro non sa fiutare la presenza di me, mi conoscevi un tempo ed ora la mia pelle estranea ti sfiora con il vento e tu cerchi e guardi e ascolti un odore che vorresti fosse mio. Le mie labbra ti attendono conosco il tocco che mi aprì gli occhi.
Non ti ho, il sogno è mio fin dove si affaccia la realtà cruda e penosa e tremo, e cado in ginocchio se solo si sofferma dinnanzi ai miei occhi. Non ti ho se mi lasci adesso, l'acqua mi ricopre i capelli, si arrende il mio essere donna, non tu e non altri in un soffio.
È l'acqua che mangia le scale nude, danza dell'andare e venire. Se ne sono andate le foglie col vento come la mano sul vetro; impronta che torna col respiro ad accarezzare l'erba.