L'egual vita diversa urge intorno; cerco e non trovo e m'avvio nell'incessante suo moto: a secondarlo par uso o ventura, ma dentro fa paura. Perde, chi scruta, l'irrevocabil presente; né i melliflui abbandoni né l'oblioso incanto dell'ora il ferreo battito concede. E quando per cingerti lo balzo -' sirena del tempo - un morso appéna e una ciocca ho di te: o non ghermita fuggì, e senza grido nei pensiero ti uccido è nell'atto mi annego. Se a me fusto è l'eterno, fronda la storia e patria il fiore, pur vorrei maturar da radice la mia linfa nel vivido tutto e con alterno vigore felice suggere il sole e prodigar il frutto; vorrei palesasse il mio cuore nei suo ritmo l'umano destino, e che voi diveniste - veggente passione del mondo, bella gagliarda bontà - l'aria di chi respira mentre rinchiuso in sua fatica va. Qui nasce, qui muore i! Mio canto: e parrà forse vano accordo solitario; ma tu che ascolti, recalo al tuo bene e al tuo male; e non ti sarà oscuro.
Sciorinati giorni dispersi, cenci all'aria insaziabile: prementi ore senza uscita, fanghiglia d'acqua sorgiva: torpor d'attimi lascivi fra lo spirito e il senso; forsennato voler che a libertà si lancia e ricade, inseguita locusta tra sterpi; e superbo disprezzo e fatica e rimorso e vano intendere: e rigirìo sul luogo come carte, per invilire poi, fuggendoli lezzo, la verità lontano in pigro scorno; e ritorno, uguale ritorno dell'indifferente vita, mentr'echeggia la via consueti fragori e nelle corti s'amplian faccende in conosciute voci, e bello intorno il mondo, par dileggio all'inarrivabile gloria al piacer che non so, e immemore di me epico armeggio verso conquiste ch'io non griderò. - Oh-per l'umano divenir possente certezza ineluttabile del vero, ordisci, ordisci dè tuoi fili il panno che saldamente nel tessuto è storia e nel disegno eternamente è Dio: ma così, cieco e ignavo, tra morte e morte vii ritmo fuggente, anch'io t'avrò fatto; anch'io.
O carro vuoto sul binano morto, ecco per te la merce rude d'urti e tonfi. Gravido ora pesi sui telai tesi; ma nei ràntoli gonfi si crolla fumida e viene annusando con fascino orribile la macchina ad aggiogarti. Via del suo spazio assorto all'aspro rullare d'acciaio al trabalzante stridere dei freni, incatenato nel gregge per l'immutabile legge del continuo-aperto cammino: e trascinato tramandi e irrigidito rattieni le chiuse forze inespresse su ruote vicine e rotaie incongiungibili e oppresse, sotto il ciel che balzano nei labirinto dei giorni nel bivio delle stagioni contro la noia sguinzaglia l'eterno, verso l'amore pertugia l'esteso, e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe, mentre la terra gli chiede il suo verbo e appassionata nel volere acerbo paga col sangue, sola, la sua fede.
Gesù, il Fedele, il Verace, è il Giudice che prese a esprimere visibile nel giorno del Santo Natale l'inesprimibile misericordia del Padre: prese a raggiar malvisto nel voltò sublime la bellezza divina e materna compiendo: e nuovo incanto di beltà pervase con intimo fremito l'universo fra linee terrene presagio di Cielo per educarci lassù, al Paradiso; ma prima ancora la Bontà rifulse, accese d'esser buono il gran tormento, accese d'esser buono un vasto incendio che a somiglianza divina cresce e arde per ogni cuore in carità di Dio trasfigurato: cura d'una vita monda, sete d'innocenza, anelito di vergine scienza, e devota attenzione presso il Bimbo, attenzione devota al Fanciullo fatto emblema d'ogni cosa pura, sciolto problema d'ogni vita piena; e infine salvifico effetto sopra l'intero creato a salvare già qui tutto l'uomo, ciò che è nato nel mondo perituro e portarlo sicuro al giudizio; Gesù il Fedele, il solo punto fermo nel moto dei tempi, in sterminata serie di eventi: il solo Santo che non manca mai, che trascende dove ci comprende e si fa dono 'in cima ai nostri guai e pareggia la grazia coi perdono: vero Dio trasumanante e a Deità aperto vero Uomo: Egli, il Fedele per sempre, Maestro vivente di Fede, egli che viene a Natale in peccato per meritarci in maestà di gloria, continuo avvento al termine segnato: se non'invano passiamo il breve tempo come luce del Figlio Incarnato, come frutti di dolce consiglio, impegno amoroso di vita, di vita dei singolo unanime nel segno, vita raggiunta infinita, in beata circolazione dove l'impeto ta porta che ineffabilmente ovunque va non ritorna, ma In desìo del Padre universalmente procede, nel fulgore del fuoco tutti insieme gloriando quali figli di Dio, alleluiando ai Padre, al Tìglio e allo Spìrito Santo che universalmente procede, tutti insieme in gioco giocondo festando quali in gaudio rapiti figli di Dio nell'impeto che procede su per la multanime fiamma di fratelli nella Mamma Celeste, i Fratelli di Gesù il Fedele.
Gira la trottola viva sotto la sferza, mercé la sferza; lasciata a sé giace priva, stretta alla terra, odiando la terra; fin che giace guarda il suolo; ogni cosa è ferma, e invidia il moto, insidia l'ignoto; ma se poggia a un punto solo mentre va s'impernia, e scorge intorno vede d'intorno; il cerchio massimo è in alto se erige il capo, se regge il corpo; nell'aria tersa è in risalto se leva il corpo, se eleva il capo; gira - e il mondo variopinto fonde in sua bianchezza tutti i contorni, tutti i colori; gira, e il mondo disunito fascia in sua purezza con tutti i cuori per tutti i giorni; vive la trottola e gira, la sferza Iddio, la sferza è il tempo: così la trottola aspira dentro l'amore verso l'eterno.
Dall'immagine tesa vigilo l'istante con imminenza di attesa - e non aspetto nessuno: nell'ombra accesa spio il campanello che impercettibile spande un polline di suono - e non aspetto nessuno: fra quattro mura stupefatte di spazio più che un deserto non aspetto nessuno: ma deve venire, verrà, se resisto a sbocciare non visto, verrà d'improvviso, quando meno l'avverto: verrà quasi perdono di quanto fa morire, verrà a farmi certo del suo e mio tesoro, verrà come ristoro delle mie e sue pene, verrà, forse già viene il suo bisbiglio.
Il sangue ferve per Gesù che affuoca. Bruciamo! Dico: e la parola è vuota. Salvami tutto crocifisso (grido) insanguinato di Te! Ma chiodo al muro, in fìsiche miserie io son confitto. La grazia di patir, morire oscuro, polverizzato nell'amor di Cristo: far da concime sotto la sua Vigna, pavimento sul qua! Si passa, e scorda, pedaliera premuta onde profonda sai fa voce dell'organo nel tempio - e risultare infine inutil servo: questo, Gesù, da me volesti; e vano promisi, se poi le anime allontano. Bello è l'offrir, quale il fiorire al fiore; ma dal sognato vien diverso il fatto. Padre, Padre che ancor quaggiù mi tieni, fa che in me l'Ecce non si perda o scemi! A non poter morire intanto muoio. Il sangue brucia: Gesù mette fuoco; se non giunge all'ardor, solo è bruciore. Maria invoco, che del Fuoco è Fiamma; pietosa in volto, sembra dica ferma: - Penitenza, figliolo, penitenza: prega in preghiera che non veda effetto: offriti sempre, anche se invan l'offerta; e mentre stai senza sorte certa, umiliato, e come maledetto, Dio in misericordia ti conferma.