Quante luci possono spegnersi dentro prima che il buio prenda il sopravvento E quanti giorni vanno a morire con noi che ci moriamo dentro Quanti dolori possono lacerarti dentro prima che ti senti scoppiare il petto E quante notti possono finire con la cenere portata via dal vento E allora ricordati di questi turbamenti, delle note stonate dei nostri concerti Perché l'amore va al di là della cenere che finirà.
Non aver paura del buio, è solo una luce più scura Non aver paura della solitudine, è solo l'unione con noi stessi Non aver paura di dire, né di sentire Pero devi temere se non provi nemmeno una di queste paure.
Sagaci i miei sguardi su di te: sinuose traversate le tue curve, anse desiderose le tue fosse. Spasmi di piacere l'altalene delle tue speranze; spericolate discese le tue movenze, onde tempestose i tuoi abbracci. Vigneti dal sapore cosi dolce i tuoi grappoli di baci. Vestigie sabbiose i tuoi passi, alchimia d'un cammino leggero fra le nuvole dorate. Riflessi frastagliati le tue sillabe nel mare delle parole, e, nel silenzio buio, contempliamo le stelle lucenti all'unisono delle nostre essenze.
Fredde notti accese dalle passioni ardenti, brace di umori e lave di piacere; unghie sulla carne, archi splendenti i nostri corpi nel buio dell'anima, squarci nel cielo i nostri lamenti. Immortali regnanti, sudditi dell'effimero.
Ogni volta che donerò un po' di me, sarai quel po' di me. Ogni volta che donerai un po' di te, sarò quel po' di te. Pian piano, saremo l'essenza l'una dell'altro.
Quanti se, quanti ma, per chi non accetta la realtà. Quanti forse, quanti non saprei, per chi non accetta che la vita continui senza lei. Quanti sbagli, quanti rimpianti, per chi non accetta d'averne commessi tanti. Quanti rancori, quanti dolori, per chi non accetta i suoi perduti amori. Quante nuvole, quanti temporali, per chi non accetta i suoi giorni quasi sempre uguali. Quante inquietudini, quanti sogni irreali, per chi non accetta queste esistenze banali.
Vorrei fermarlo il tempo; per assaporare ogni tuo gusto, per carpire ogni tuo gesto, per ascoltare i tuoi dolci suoni. Vorrei modellarlo come se lavorassi la creta, plasmarne le forme e le profondità. Vorrei fermarlo il tempo; che non conosce sosta, spietato nel suo cieco e incessante divenire: non mi curerei del cessare delle stagioni, dei giorni, dei mesi, degli anni. Vorrei fermarlo il tempo, illudendomi che il noi sarà eterno.
Sgombera la mente da queste nuvole passeggere, ascolta il vento che soffia sempre più lieve; segui le scie delle stelle luminose in quelle notti così tempestose. Domina il tuo respiro, sintonizzalo con i pensieri, e udirai l'afflato dei tuoi desideri.