Scritta da: Elena Piccinini
in Poesie (Poesie personali)
Finito-infinito
Il tuo prima è lo specchio dell'esistenza finita
che converge in un vortice la cui luce è il
dopo infinito.
Composta nel marzo 2009
Il tuo prima è lo specchio dell'esistenza finita
che converge in un vortice la cui luce è il
dopo infinito.
Ancora oggi mi sono svegliata
con la maschera di un sogno fra le mani.
Hodie adhuc cum somnii persona
in manibus experrecta sum.
Fiori d'inverno ho reciso
dagli opachi rami dei ricordi
celati dai vapori dell'umida
e selvaggia nebbia.
Quanti germogli soffocati nella terra!
S'intrecciano i lunghi sospiri
dietro le cortine arrugginite
di un tramonto disincantato.
E sono stagioni di solitudine
le ore spiccate dai lunghi filari
delle mie inquietudini.
Se le mie lacrime si mutassero
in fogli di ghiaccio
su di essi potrei scolpire
i pensieri che mi trafissero il cuore.
Lontano si nasce per respirare il profumo dei frutteti
e per ridipingere le ali delle farfalle che sfiorano il giorno
in un campo di clizie.
Lontano si vive per scoprirsi nutriti d'assenzio
in una infanzia sepolcràle.
Lontano si canta l'occàso e si contempla l'intèrito
per riaffiorare felice vagabondo da un porto di stelle.
Vorrei dedicarti una poesia
per illuminare il tuo viso
e vederti felice.
Aspettare il tramonto più sereno
e la notte più solenne
per disegnarti un veliero
nel cielo stellato.
Vorrei ridarti gli anni perduti
e sussurrarti che domani
sarà un giorno diverso.
Chiudi gli occhi, ti regalo un istante.
Il veliero nel cielo spiegherà le sue vele
e ogni stella che incontrerai
sarà il mio pensiero per te
Anima mia.
Nel grigio mutare della vita
risalgo la sorgente
dell'arcano desiderio.
La Via del Cuore è vicina.
Il fragore delle lettere
sul bianco foglio
adombra la muta purezza
della carta.
Non saranno i miei cupi ricordi,
vessilli della mia coscienza,
a trattenere l'anima
dal cercare la candida porta
nell'ansio petto.
Ogni dolore svanisce
nel mite chiarore
della Via del Cuore.
Il grido della civetta sugli embrici
rimprovera al buio il vortice dell'assenza.
Negli occhi il riflesso dell'atavico principio...
La caccia alla preda.
Erano le ombre del Caos
tra i fieri monumenti dell'avvenire
petulante e insonne
nel suo assordante mistero.
Caos, incurante dei suoi umili
spettatori, forgiava destini
e mesceva cose pure e impure.
La Terra, sogno serafico, assisteva
esausta, affranta.
Il mondo solo è tempio del Caos.
Occulte me ipsum colligo fragmentum.
Segretamente mi raccolgo frammento.