Sola ho atteso ho atteso a lungo non era pazienza la mia ho aspettato divelta dal mondo senza inquietudine l'ore fuggivano a notte rivoltavo la clessidra vacua che ha grani di assenze e visionaria credevo che prima dell'estate un viandante portasse la sabbia ma ancora è no.
Rinserro usci e spiragli stia lì fuori la vita di chi sa del fare, il giorno colmo di faccende e cose. Carpiato è il giro de la chiave e sto! Così sto. Clandestina zitta che non mi trovino il vocio e i passi del vostro andare
né spierò se esistete nel vero o se, ombre ingannate, fate a correre per credervi al mondo.
Ercole non frange colonne atlante ha schiena dritta e scilla trascura il suo pasto
nella mappa antica che la mia prua rincorre, i confini trascolorano il foglio e nei segni incerti vado a palme vuote. L'attracco svanisce se l'isola d'oro che dispare ai bui fondi segue i gorghi
non temere vela mia, tieni l'orsa, non spaurarti ora. A dorso di un narvalo, come su un destriero infuriato di sole, andrai, sazia di vento.
Fintanto che non torni serafica icona ripongo la giacca per l'autunno
la tenevi come cosa viva al braccio ch'io, di là, non afferravo. Andavamo noi leggeri e straniti incontro alla stagione bruna. E lei sibilava nel vento gli inni di novembre. Fredda è la sera, l'ora che s'appressa.