Ho capito che ci piacevamo veramente quando abbiamo cominciato a rallentare nel parlare, nello scriverci stirando i discorsi in una temporalità dilatata
ho capito che prima di assimilarlo completamente trasformavamo il linguaggio scritto in suono poi lo introitavamo nel nostro corpo riducendolo in impulsi elettrici infine in calore
parlavamo più lentamente sempre più lentamente permettendo alle parole di fare un giro più lungo nel corpo prima di lasciare la bocca
è come se volessimo assaporare lentamente ogni sillaba misurandone la salinità lasciandola rallentare sulla lingua frenandola con gli incisivi e poi infine liberandola nell'aria scegliendo bene la direzione la traiettoria
è come se volessimo riascoltare quello che ci diciamo cercando di afferrarne l'eco prima che sia troppo tardi e svanisca del tutto
le frasi che ci scambiamo sono sempre più rade ma i silenzi fra loro sono spessi di parole sorde.