Monti della Laga
Che ingorgo i gorgo, che scende
tra rupi e dirupi a valle, ruggendo,
ansimando, soffrendo,
Zampilli tra rosa mirtilli,
si placa, po vaga leggiadro
tra prati, violette, villette.
Colata d'argento, riflessi tra
messi d'oro, che coro!.
Fanciulli, trastulli, prati fioriti, viti.
Cammina leggiadro, contento,
crescendo, il gorgo, che sgorga
felice, ai piè d'Amatrice.
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La casetta in primo piano
rosso il tetto c'è un villano
più in la campi vigneti
ed i filari con le reti.
L'alba rosa mattutina
s'è svegliata stamattina
ancor prima della brezza
a mostrar la sua bellezza.
Neri uccelli in lontananza
sopra l'onda e la paranza
vengon verso l'obiettivo
come fa in posa un divo.
Aria tersa raggi d'oro
osservo il gran capolavoro
che si mostra ad occhi attenti
ed a cuori assai presenti.
Rapito ascolto il mare
come in fiaba par sognare
il pensiero mi proietta
dolce labbra e camicetta.
I suoi occhi due zaffiri
le carezze i sospiri
poi la pace l'abbandono
ed il ricordo del suo dono.
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Orde di cani randagi
rapiti da assurdi miraggi
sbranaron carni a brandelli
di donne, bambini, fratelli.
Ululati di assurde sirene
il sangue gelato, le vene,
i forni, le docce, i fumi
la foto sbiadita, i lumi.
La mano che sfiora il ricordo
d'un viso che liso non scordo,
sorriso forzato d'un cuore spezzato,
il tempo passato, l'amore rubato.
Eran tanti non era uno
il binario il ventuno,
mi rivedo pur bambino
ero gracile e mingherlino.
Il campo imbiancato
sfocato il filo spinato,
gli occhi gonfi dal pianto
le orme dividono il manto.
Il pugno che stringe la gonna
mio padre, mia madre, la nonna,
son passati sessant'anni
le ferite, il vuoto, i danni.
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