Cara signora Schubert, ha notato che il Tempo ultimamente è sempre più distratto? I matematici, pianisti dei numeri, dicono che abbia i giorni contati. Forse è proprio per questo che il Tempo, al funerale di un mio amico, per distrazione è andato a fare le condoglianze ad una morte sbalordita.
Come si entra nella storia, cara signora Schubert? All'assalto, come i tiranni? Timidamente, come i poeti? Va applaudita, quando concede il bis su richiesta del pubblico? Di quale pubblico? Bisogna tacere, quando invia come spie il caso e il destino? Si può uscirne fuori? Un incendio esperto batte sulla fronte del fuoco.
Cara signora Schubert, ricorda a Città del Messico il venditore di vulcani che vomitava lava? Intorno a noi si addensava un pulviscolo di cenere, e io la perdevo di vista. Ci fondevamo con un viscoso crepuscolo di magma. Non ero io a chiamarla, a gridare erano le faville, difetti della nostra pronuncia. Un falò di cani abbaiava. La temperatura era scesa a quattro gradi sotto zero. In quel momento imparammo forse qualcosa di più su noi stessi? Questo non è scritto da nessuna parte, sebbene le parole siano già in cammino.
Cara signora Schubert, eppure re Edipo questo non l'aveva voluto... Ma c'era già stato l'oracolo. Perciò dovette uccidere suo padre e sua madre. Avrebbe potuto non lasciare Corinto, o non tornare a Tebe. Il fato arrogante sfoglia il giornale nel vicino caffè. Nelle notizie di cronaca tutto come al solito: i corpi sono stati rimossi dalla strada, il sangue è stato lavato. Sempre gli stessi maturandi del crimine, lo stesso sorgere del sole con un accento sul tramonto.
Cara signora Schubert, non posso rispondere alla sua domanda su chi "erediterà questo mondo". La Storia tace su questo argomento. Per motivi oscuri da un uccello messaggero in volo è stata strappata l'ultima pagina.
Cara signora Schubert, ricorda ancora l'Unione Europea? Il XXI secolo. Quanti anni sono trascorsi... Ricorda il grano ecologico? La depressione del lusso? E il nostro letto che sfrecciava sull'Autostrada del Sole? Era la nostra giovinezza, cara signora Schubert, e per quanto gli orologi persistano nella propria opinione, tengo questo tempo ben stretto nel pugno.
Cara signora Schubert, mi capita di vedere nello specchio Greta Garbo. È sempre più simile a Socrate. Forse la causa è una cicatrice sul vetro. L'occhio incrinato del tempo. O forse è solo una stella che sbraita nel vaudeville locale.
Cara signora Schubert, un vicino mi ha detto: "Sono tornato all'infanzia per non leggere più Dostojevskij, Nietzsche, Marx. Ora leggo le favole. Mentre andavo al porto a prendere le ceneri di mia madre che arrivavano dall'Australia, fissavo inutilmente il sole al tramonto. La palla rossa rotolava sul posto. Da domani potrà incontrarmi esclusivamente in mia assenza. Sarò dai fratelli Grimm."