Poesie di Federico Toson Marin

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Scritta da: FEDERICO TOSON

Il caldo vivere

Calore intenso del capo suo tra la spalla e il collo,
quasi a lenir le mie gote arrossate già
da l'amor funesto del tempo che fu.

La marcia del mio cuore potente,
lei che se ne accorge
lo stupir del volto mio che sta volta m'ha compreso,
compreso e spinto in un angolo, dove luce soffusa
introduce il fascio della vita: bianco
che sà di redenzione
io redento a luccicar le lacrim'mie...

Scoperto
caddo inerme,
stavolta so'l destino suo.
Federico Toson Marin
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    Scritta da: FEDERICO TOSON

    Gelido dolore

    Tu che t'adombri e m'uccidi, che mi devasti e m'attiri a terra, ove le mie mani calde gelano
    e tra le mie dita un fiume di fango scorre...
    sotto l'unghia il terriccio fitto la smembra,
    la contorce e l'appassisce, come quel fiore dal colore viola ceruleo che
    sorgeva in quel mezzo di verde accesso che
    brillava e accendeva il tronco lì vicino,
    c'ora muore c'ora cade e me con se porta via...
    Federico Toson Marin
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      Scritta da: FEDERICO TOSON

      Grida nel silenzo

      Caro mio buco nero, che t'accolli e ti riempi dei miei pensieri,
      delle mie speranze e racconti della mia vita,
      raccogli ogni singol verso e racchiudilo in te
      in mo' tale che chiunque non possa saper'.

      Or'odi le mie gesta e le mie passioni,
      ma bada,
      non giudicar le mie questioni.

      Caldo era il suo sapore
      leggiadro il suo odore
      leggero il bozzolo che n'avvolgeva l'essenza.
      Ed eccolo me stesso,
      mi sembra di rivedermi in quella palude oscura
      ove il verde morto si confonde col grigio
      che a sua volta crea una mescolanza col colore più brutto che c'è: il nero;
      nero come il mio stato d'animo in questo momento,
      ripiombato giù in quella palude
      ove la melma s'affretta
      a coprirmi e tirarmi giù,
      da dove quella divina luce celeste intrisa del giallo del sol'
      m'aveva dapprima strappato, e poi rilanciato.

      Ora in solitudine affogo
      nella melma e nella flora oscura di quest'ambiente,
      che qualcuno mi salvi e mi liberi da 'sti legacci intorno le caviglie
      che mi tirano giù, nel dolore della mia mente,
      nel vortice pauroso dei miei pensieri.

      Muoio d'amor, che lo sbiadir di questa vita m'ha portato via.
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