Scritta da: Fiore1961
in Poesie (Poesie personali)
Il vento
Amico del cielo e del sole sei tu o vento.
Amico del campo e della vegetazione dei tu o vento.
Amico mio sei tu o vento.
Soffia forte e rendi eterei i miei pensieri.
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Amico del cielo e del sole sei tu o vento.
Amico del campo e della vegetazione dei tu o vento.
Amico mio sei tu o vento.
Soffia forte e rendi eterei i miei pensieri.
Verde non solo un colore;
verde non solo speranza;
verde l'incerta esistenza
e d'ognuno il diverso sapore.
Del disoccupato rado il ricordo;
del ragazzo piena la vita;
per entrambi dubbiosa partita
frutto maturo d'un essere ingordo.
Verde la giovinezza per la vecchiaia;
verde la morte per l'eternità.
Ognuno spinge la sua pagaia
tirando innanzi per qualche novità.
Quando tra amici s'effettua uno scherzo
maggiore è il vincolo che tra loro si crea,
non rabbia o rancore né piacere si prova
ma solo gioia nel riceverlo ancora.
Gesto innocente quasi divino
lo scherzo regna sovrano,
e quale re palese di giusto
per tutti si pone impugnando lo scettro.
Allorquando il sire diventa tiranno
traendone gusto sadicamente,
bene si agisca nel volerlo deporre
giusti si è nell'estinguere il dolo.
Questo s'impone tra amici
quando qualcuno la fede calpesta:
non comprensione o perdono né vendetta vi sia.
Ma solo desìo di andarsene via.
La mente rivolta al maestro elementare
che con l'infame righello solea percuotere,
per sadico sfogo, delle mie tenere mani
il dorso gibboso.
Il pensiero alla mamma, ancor da bambino,
che i balocchi negava alle mie mani protese
rese vermiglie da tanto picchiar.
Or più non noto queste doglianze
frutti sicuri dei tempi cambiati,
alberghi lussuosi di eccessivo lassismo.
I pianti d'allora, lontani ricordi;
le gioie d'oggi, forse tristi realtà,
generati entrambi da scarso parlar.
Non più righelli, né più percosse
non più donazioni fini a se stesse
ricevano i giovani nei tempi avvenire.
Sempre s'agisca con moderazione
nel premiare o punire
i soggetti incolpevoli
dell'altrui presunzione.
Me bambino piacevan molto le corse per le scale
e il gran presepio costruito per il Natale:
Incredibili eran l'emozioni nella festa paesana
quando a palla pazza si giocava per irretir una sottana.
Me giovane ripenso spesso a quelle cose strane
che, seppur cambiato è il tempo, mi paion belle e sane.
Non il ricordo né il rimpianto per esse mi tormenta
ma la gran gioia di vivere che pur in me non s'è spenta.
Me vecchio chissà se più potrò comprare
la palla pazza al nipotin per farlo giocare.
Sarebbe per me il più grande volere,
nella gran massa felice allor l'uom se ne muore.
Il Sole che illumina il cielo
caldo intangibile infonde,
la luna che imperla la notte
ombre confuse propone:
nell'uno l'amicizia si specchia,
reale e sofferto sentire;
nell'altra sempiterna rimane
incerto e fugace apparire.
Quando entrambi coperti da nembi
celano tutto il loro splendore
e ingrigiscono il mondo
privandolo d'ogni suo vero colore,
allor più luce irradia la stella
e per questo c'appare più bella,
mentre chi vive di luci riflesse
pur cieco ridesta il suo interesse.
Se tutti noi qui sulla Terra
avessimo in mano uno specchietto
saremmo uguali a quei corpi celesti
riflettori di luci e per questo più onesti.
Or chi ricorda che da bambini
quest'era un gioco per stare vicini,
allor da grandi non sen perda la traccia
si rifletta la luce su ogni faccia.
Tarda la sera i raggi ne cela
finché splendida dama non esce la luna:
che tale speranza e siffatto desìo
sia proprio di tutti e non solo il mio.
Unisci le tue mani,
stringile forte al cuore,
apri la tua gabbia
e lascia volare via
i tuoi sentimenti.
Non ricorrerli... vivili.
Nessuno può essere
davvero libero
se è prigioniero
dei suoi sentimenti.
Emozioni, gioie e dolori
non possono essere ingabbiate.
Non rendere l'anima esule
d'un corpo apatico
e peregrina coatta.
Scegli... vivi... odia...
sii felice... arrabbiati...
Sii finalmente un uomo.
Lunga la notte trascorre insonne.
Lunga l'attesa del dì che viene a fatica.
Pensieri, pensieri, pensieri... fantastici.
Notte d'estate rinnovi il dolor.
Caldo il giaciglio immoto rimasto.
Calda la mano per turpe lavor.
Sogni, illusioni, miraggi... chimere.
Notte d'estate perseguiti ancor.
Come sole che ad amante tradito
inane riscalda lo strazio del cuor;
Come luna che il notturno viandante priva,
coperta da nembi, del radioso candor;
così il tuo falso silenzio propini,
palese d'inganno, nelle stanche tue or;
così la pur sola speranza cancelli
in chi intrepido aspetta il tuo lento morir.
Ma or già candido il cielo si fa.
Cori d'uccelli annunciano il dì.
Notte d'estate tenuta ed odiata.
Notte d'estate lenisci il mio cuor.
Un singhiozzo rompe la trepida attesa.
Sei volata via colombina
verso un cielo nero e infinito
sei volata via.
Novembre, mese di tristi ricorrenze
Novembre riservi infausto destino
Novembre la gioia di una vita distruggi!
Mentre la bocca morde forte le dita
e le mani fredde con rabbia si chiudono,
una lacrima amara scorre sul viso.
Quel nome voluto si strozza in gola.
Le braccia invano stringono al petto
l'idea di un padre ingiustamente negata.
Un vuoto... Un vuoto... Perché?... Perché?...
Ho bisogno di te quando mi sveglio.
Ho bisogno di te mentre lavoro.
Ho bisogno di te nei miei sogni inquieti.
Ho bisogno di te e dell'anima tua.
T'ho cercata attraverso mille rovi di spine.
T'ho amata in cento letti stranieri.
M'hai riempito le notti con soavi pensieri.
M'hai lasciato il cuore in penosa tensione.
Si, bramo una donna
che nulla chieda al mio fianco;
una donna che sappia capire
che soltanto così io esisto.
Un passerotto mi sento se chiuso in gabbia;
un passerotto in gabbia non avrà che la morte.
Non c'entra l'orgoglio o un altro motivo,
ma di questo mi nutro: spero tu l'abbia capito.
Vorrei tanto volare e librarmi nell'aria
per poi fermarmi nel tuo splendido nido
e poi volare, volare fino a stancarmi
cantando felice per tutto il tempo restante.