Tende la mano il giovane uomo Chiede qualcosa Implorante lo sguardo Che Da ieri non mangia. E venuto da lontano In cerca di fortuna Su un barcone che solo un miracolo a tenuto a galla. Solo sfortuna Ha trovato fame e miseria e il cielo per tetto che una casa non l'ha. Come lui sono in tanti Sparsi per il mondo Dal paese fuggiti e approdati nel vuoto.
M'incammino lungo sentieri che portano lontano e tra boschi e prati che ancora portano il segno del rigido inverno mi ritrovo ad ammirare il primo risveglio della terra che, anno dopo anno si rinnova come per miracolo. E mi vien da pensare ai tanti sfortunati che senza meta vagano perduti. E ai tanti che, nel loro vagare, la vita han perso nei flutti del mare. Dei tanti partiti, pochi sono arrivati, nella terra tanto agognata; molti han trovato solo odio e dolore e si son persi tra spirali di incalliti criminali.
Piangiamo noi oggi i nostri morti che, per causa degli umani inganni, ci anno in anticipo lasciati. E ci affanniamo a render loro giustizia chiedendo la testa di chi, insofferente agli umani bisogni, han provocato l'ingiustizia. E i forti poteri si rincorrono, con promesse che vogliono essere forti e decise per lasciare il loro segno, a offuscare nel futuro promesso, la memoria di chi, loro stessi, a morire han condannato.
E la primavera intanto avanza portando, con se, una nuova promessa; la nuova novella che la vita rigenera, che il mondo, anche senza di noi, nel suo divenire, la sua strada continua.