Quello a me sembra pari a un dio, quello, se è lecito dirlo, superiore agli dèi, che, seduto di fronte a te a te, senza interruzione ti guarda e t'ascolta mentre sorridi dolcemente,e ciò sottrae a me infelice ogni sensazione: perché non appena, Lesbia, ti guardo, non mi restano più parole; ma la lingua s'intorpidisce, una fiamma sottile s'insinua nelle mie membra, di un suono interno mi ronzano le orecchie, una duplice notte sui miei occhi si stende. L'ozio, Catullo, è per te dannoso: per l'ozio ti esalti e sei troppo eccitato; l'ozio ha mandato in rovina un tempo re e città fiorenti.
Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d'amore; a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo, non diamo il valore di una lira. Il sole sì che tramonta e risorge; noi, quando è tramontata la luce breve della vita, dobbiamo dormire una sola interminabile notte. Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi altri cento, e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora. Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia, altereremo i conti o per non tirare il bilancio o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio, quando sappia l'ammontare dei baci.