Hai reso alla mia penna la scintilla dell'oblio, la cupezza dei momenti da tradurre in scritti e graffi, con cui io mi dilanio il cuore e rigenero i suoi battiti; sentimenti scavati dalla risacca, che penetra nei più profondi anfratti, portati al largo e di lì di nuovo a riva, tra le conchiglie capovolte e frantumate, assopiti e stanchi, tra i riflessi brillanti della luna sulla sabbia; scrivo per me e leggo per rileggerti, per perdermi nell'illusione dei tuoi occhi rapiti, della forza del mio pensiero che diviene azione di straziante passione, catalizzata dalla tua ispirazione, estasiato nell'idea d'autodistruzione che tanta luce non potrà che costringerti a distogliere lo sguardo.
Gli ultimi pezzi di ghiaccio, sciolti tra le scorze d’arancio, vorticano con i miei occhi che indietro nel tempo li inseguono; squillano ancora le voci, stesso luogo, ma altri momenti; immensi rettangoli di vetro e strade che scheggiano, di là colossi d’ali si librano, poi case con chiome di montagne, sfumando, senza pause, questa macchina infernale sovrappone, confondendo, anche nell’edera abbarbicata, pendula e cadente su lastre tagliate nel cemento; parole sommerse riecheggiano, sussurri flebili, scivolando dal buio, si spengono; lì, davanti, seduta, nel bruno che luccica, i chiari e i rosa dipingo distesi a sfiorarmi, sognanti gli istanti di nessuno.
È la complicanza che affascina, è lo sguardo che intarsia, la mia strada sei tu che sbalordisci, sei tu che non capisci, sei tu che fuggi, e dopo dunque torni; rammento un poco, sporto dal parapetto, da cui ammiro il panorama, poi cammino solo, scivolata via la tua mano, nuvole che mi somigliano, vento che le porta lontano; la mia strada non si traccia, può essere solo percorsa, fermandosi, tra le pause, ad osservare, aspettando un fiore, che sul ciglio, non vuole ancora sbocciare, recitando l'ultimo rosario, attendendo un poco, per poi ancora di nuovo morire; peso e leggerezza, che mi si oppongono, dilaniando, tristezza che è compagna, che sfiora le dita, rilegge la tua bocca, per ogni volta che l'ho accarezzata.