Dal sole che muore rinasce un brandello di vita sognata, di morte apparente, un quieto pulsare di palpebre spente, socchiuse su un limbo di nero mantello.
Sipario sul mondo, universo sommerso, di ombre e sussurri, paure e giacigli, distese frementi di crisantemi e gigli, uniti e disgiunti nel buio fecondo.
Cani ululanti alle stelle gitane, rombi di moto e frinir di cicale, silenzi inudibili tra il Bene e il Male, tacchi affilati di inermi puttane.
La mela stregata, il castello incantato: ogni cosa di notte si può creder vera, il destino beffardo si ferma sdegnato, e al risveglio ci attende, immutato, com'era.
Torrente sconvolto da flutti e da piene di dubbi, timori, disgrazie ed amori, dolcissimo cuore dei mille colori rinchiuso in cantina fra spettri e falene.
Potrai mai salvarti, oh anima sorda, in questo chiassoso uragano silente, immoto eppur scosso, nella tua mente, che gioie e armonie a stento ricorda?
Dal fondo del pozzo contempli la vita, abbracci, bisbigli, risate e allegria. Apparenza, ti sembra, vana ipocrisia, false speranze di gente smarrita.
Sul fondo del pozzo ti scorge la vita, pietosa ti lancia una fune che danza, afferrala, orsù, non negare alle dita di stringer con forza cotanta speranza!