Ho rivisto il giardino, il giardinetto contiguo, le palme del viale, la cancellata rozza dalla quale mi protese la mano ed il confetto...
"Piccolino, che fai solo soletto?" "Sto giocando al Diluvio Universale" Accennai gli strumenti, le bizzarre cose che modellavo nella sabbia, ed ella si chinò come chi abbia fretta d'un bacio e fretta di ritrarre la bocca, e mi baciò tra le sbarre come si bacia un uccellino in gabbia.
Sempre ch'io viva rivedrò l'incanto di quel volto tra le sbarre quadre! La nuca mi serrò con le mani ladre; ed io stupivo di vedermi accanto al viso, quella bocca tanto, tanto diversa dalla bocca di mia Madre!
"Piccolino, ti piaccio che mi guardi? Sei qui pei bagni? Ed affittate là?" Subito mi lasciò, con negli sguardi un vano sogno (ricordai più tardi) un vano sogno di maternità...
"Una cocotte..."
"Che vuol dire mammina?" "Vuo dire che è una cattiva signorina: non bisogna parlare alla vicina!" Co-co-tte... La strana voce parigina dava alla mia fantasia bambina un senso buffo d'uovo e di gallina...
Pensavo deità favoleggiate: i naviganti e l'Isole Felici... Co-co-tte... le fate intese a malefici con cibi e bevande affatturate... Fate saranno, chi sa quali fate, e in chi sa quali tenebrosi offici!
Un giorno -giorni dopo- mi chiamò tra le sbarre fiorite di perbene: "O piccolino, che non mi vuoi più bene?" "È vero che sei una cocotte? " Perdutamente rise... E mi baciò con le pupille di tristezza piene
Tra le gioie defunte e i disinganni dopo vent'anni, oggi si ravviva il tuo sorriso... Dove sei, cattiva signorina? Sei viva? Come inganni (meglio per te non essere più viva!) la discesa terribile degli anni?
Oimè! Da che non giova il tuo belletto e il cosmetico già fa mala prova l'ultimo amante disertò l'alcova... Uno, sol uno: il piccolo folletto che donasti d'un bacio e d'un confetto, dopo vent'anni, oggi, ti ritrova
in sogno, e t'ama, in sogno, e dice: T'amo! Da quel mattino dell'infanzia pura forse ho amato te sola, o creatura! Forse ho amato te sola! E ti richiamo! Se leggi questi versi di richiamo ritorna a chi t'aspetta, o creatura!
Vieni, Che importa se non sei più quella che mi baciò quattrenne? Oggi t'agogno, o vestita di tempo! Oggi ho bisogno del tuo passato! Ti rifarò bella coma Carlotta, come Graziella, come tutte le donne del mio sogno!
Il mio sogno è nutrito d'abbandono, di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state... Vedo la casa; ecco le rose del bel giardino di vent'anni or sono!
Oltre le sbarre il tuo giardino intatto fra gli eucalipti liguri si spazia... Vieni! T'accoglierà l'anima sazia. Fa' che io riveda il tuo volto disfatto; ti bacerò: rifiorirà nell'atto, sulla tua bocca l'ultima tua grazia.
Vieni! Sarà come se a me, per mano, tu riportassi me stesso d'allora, il bimbo parlerà con la Signora. Risorgeremo dal tempo lontano. Vieni! Sarà come se a te, per mano, io riportassi te, giovane ancora.
Nonno, l'argento della tua canizie rifulge nella luce dei sentieri passi tra i fichi, i susini e i peri con nelle mani un cesto di primizie: "Le piogge di Settembre già propizie | gonfian sul ramo i fichi bianchi e neri, susine claudie varietà pregiata di susine... a chi lavori e speri Gesù concede tutte le delizie" Mi specchio ancora nello specchio rotto rivedo i finti frutti d'alabastro... Ma tu sei morto e non c'è più Gesù.
Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone, i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)
il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti, i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,
un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,
Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi, le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,
le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature, i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,
il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,
il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!
I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)
ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.
Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso: da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;
il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine: più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.
Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande: divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.
Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.
Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.
O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino: fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.
Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! - le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:
motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;
innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello", languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:
... caro mio ben credimi almen, senza di te languisce il cor! Il tuo fedel sospira ognor cessa crudel tanto rigor! Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.
O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,
lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!
Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo, ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.
Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene, ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.
"Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma, e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.
"E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "
"Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...
Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna... Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "
"Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. " E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.
"... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani; la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...
"... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto - nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -
"... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...
"... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna... Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -
"È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro. "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...
"Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino) "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "
Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.
Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto, non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!
S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago, sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.
"... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto. - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "
Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;
si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro: il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.
Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,
il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa: non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?
Vedesti le case deserte di Parisina la bella non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?
"... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?
"Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri. Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...
"Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini... - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,
ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "
Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...
O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.
Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.
Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo, e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.
Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...
Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?