Ma come si fa? A non portarsi dietro macigni sul cuore e nello stomaco, l'acqua negli occhi, gli abbracci avanzati e quelli che mancano, parole non dette e quelle dette male. Come faccio a non mettere in valigia il peso della notte prima della partenza, della settimana prima, dei mesi prima, della vita prima. E di quella dopo. E come le lascio giù le domande? E le risposte? Che occupano tutto lo spazio in valigia. Resta a malapena posto per le scarpe da pioggia. Che sicuramente mi servono.
Abbiamo passato la vita così io e te. Tu abbassi la musica e io la alzo. Tu spegni la luce e io la accendo. Sei la mia coscienza, sei il mio eroe. Sei il mio nemico, sei la mia rabbia. E prima di piangere dietro agli occhiali da sole, ti vedo abbassare il volume. E poi ti vedo alzarlo.
Come quando il punto di partenza ce l’hai davanti allo specchio. Sei tu. E quegli occhi e quei capelli. E quel naso e quella ruga che vorresti spostare più su. E non lui, e non lei. E non loro. Tu. La strada da seguire, la casa dove tornare, da non lasciare mai davvero. Tu. Il luogo dove sperimentare, il mondo in cui viaggiare. Tu. E gli altri fuori, a vivere le loro vite, a seguire le loro strade. Nel modo più giusto che c’è. O in quello più sbagliato. Nel modo più loro che c’è. E tu fuori.
Ho proprio voglia di seguirlo questo cuore che batte
Ho proprio voglia di seguirlo questo cuore che batte. Questo corpo che non si stanca. Questi occhi che desiderano. E dove andiamo non importa più di tanto. Importa andare, essere e rispettare. Importa la gentilezza, l'amore e il profumo della vita che ho scelto. Il vento che mi spettina i capelli e il sole che scalda. Ed io, che li lascio fare.