Come i primi pensieri di una minuta nevicata due finestre del passato si fermano nella mia mente. Una è accesa di giallo caldo sulla facciata d'una casa lontana scura e severa come una montagna serale: così forte contro quel cielo leggero di lucido lilla. E un'altra che riposa al suo fianco sembra disegnata a memoria con un filo d'ombra spenta senza luce e senza voce così seria e tranquilla nel tempo che le rimane prima di spalancarsi con coraggio al nuovo giorno.
Siamo due note serene in queste sere di ottobre. Mare calmo di limpidi ricordi di buoni propositi e qualche frase tipo Paris je t'aime. Com'è ostinata e ugualmente docile la tua risposta alla parola data. Questa melodia di silenzi che arriva dopo un tempo così lungo di intenzioni (come foglie che si perdono) e ancora ci chiama a perdonare l'inverno che s'avvicina. Ogni parola si ripara dal freddo di stagione ogni sguardo si vela di tenerezza e un poco si adombra di smarrito pudore per aver cercato negli anni delle altre verità. Però adesso sappiamo bene che sotto la neve c'è il pane. E non ci sorprende affatto l'estate che dietro tanta luce lascia solo una rugosa ansia sull'incerto futuro dei figli.