Scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta e critico letterario, nato giovedì 16 novembre 1922 a Azinhaga, Ribatejo (Portogallo), morto venerdì 18 giugno 2010 a Tias, Isole Canarie (Spagna)
Oggi non era giorno di parole, con mire di poesie o di discorsi, né c'era strada che fosse nostra. A definirci bastava solo un atto, e visto che a parole non mi salvo, parla per me, silenzio, ch'io non posso.
Vengano infine le alte allegrie, le ardenti aurore, le notti calme, venga la pace agognata, le armonie, e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime. Che vengano, amor mio, perché questi giorni son di stanchezza mortale, di rabbia e agonia e nulla.
Traccio un solco per terra, in riva al mare: e la marea subito lo spiana. Così è la poesia. La stessa sorte tocca alla sabbia e tocca alla poesia al via vai della marea, al vien-vieni della morte.
Chiamarti rosa, aurora, acqua fluente, cos'è se non parole raccattate tra i rifiuti d'altre lingue, d'altre bocche? I misteri non sono quello che sembrano, o non riescono a dirli le parole: nello spazio profondo, stelle poche.
Dal gesto di ammazzare con le mani il modo di impastare non diverge (che bello ch'è il progresso, che sollievo: col pulsante qui a destra, eccoti il pane, col pulsante a sinistra, facilmente, anche senza mirare, lancio il missile e il nemico centro).
Cos'altro mai puoi dirmi che io non sappia, vena del sol che sangue dai alla terra, sfilacciar quieto di nebbia rifratta tra l'azzurro del mare e il ciel vermiglio? Quanti tramonti affollano i ricordi, quante lingue di fuoco sulle acque, e tutti si confondono, di notte, quando, calato il sole, chiudi gli occhi.