È l'essere me stesso recluso in ergastoli senza grazia alcuna raggi filtrati da sbarre mentali di pensieri ottusi e duri a cadere, ostili al dimenticare, troppo forti a queste radici così profonde che hanno un nome e un volto d'angelo cattivo eppur angelo mio amor.
È tutto così, come in un quadro immensamente infinito di bellezza come tutte le opere d'arte ognuna con la propria magia il proprio tempo la propria storia che l'avvolge di un antico e commosso sorriso malinconico perso in un tempo che fu come vecchie foto di persone viste distratte di storie intrise di paure, passioni, odi, amori, incomprensioni... vi rendo omaggio io... a voi che sapete di me. Chiudo gli occhi commossi e una lacrima timida riesce a fuggire da quest'occhi che non videro nulla di tutto ciò. a tutti i nonni e le persone che non poterono.
Calcata è un limbo, un arrivo forse una partenza una tappa di mezzo, un tramite, un ponte tra l'essere me stesso e le divine percezioni della materia in quanto tale. È un richiamo per gli animi che possono percepire.
Fragole e chiodi roventi nell'occhio del bambino le eterne indecisioni e gli sbagli e i rimpianti di una vita. Farfalle pesanti nel cuore mio, nel batter d'ali l'eco del silenzio di un vivente.