Tu vento leggero come un pugno di sale ti guardo come il dolce naufragar di un uomo nelle sue giornate amare così ch'io mi perda nei malinconici sbuffi di un cuore ormai stanco di lottare.
Un falso sorriso modella il mio viso fino a rendere quel poco di vero una leggera illusione della mente. Ma dopotutto vivo senza di te. Senza le tue parole perché questo sei parole nient'altro che parole. Scritte su un foglio di follia con una penna d'affetto impresse ormai nel passato segnato dalla struggente verità di un pianto. Ciononostante ti sento. Ti sento nella profonda leggerezza di una lacrima. Ti vedo nel riflesso di un immagine. Ti illumino dell'unico sole di cui ho bisogno. E mi domando perché devo avere paura? Perché devo piangere? Non c'è un modo per liberarsi dal dolore? Certo. Ma l'errore più grande è cercare una soluzione per l'astratto nel concreto.
In una domenica di primavera quando ancora tutto tace non aspettar che viene sera per sorrider a chi non spera. Aver pensato ai passati, ai futuri, meglio ancora, dopo un attimo di luce muore adagio l'aurora. Come lei anche noi potremo dir di aver vissuto una vita di splendore, come un fiore appassito in un giorno come tanti, una rosa, sul cader dei suoi rimpianti.