Quando l’eterno ondeggiare di questi ulivi argentati ci porterà il profumo di antiche emozioni, sensazioni perdute nel convulso scorrere degli anni, e quando il tempo, implacabile e misterioso, resterà per un attimo sospeso, come un profondo sospiro, allora ti dirò quanto ti amo.
In questa sera che timida scolora m'avvolge, come un manto, la tristezza e tu, amore mio, sempre al mio fianco, mi porgi la tua mano e mi consoli, aspettando di nuovo il mio sorriso.
Rovi pungenti ho messo alla mia porta prigioniera di sogni a tinte forti.
A piedi nudi dovrò adesso camminare ma, prima ancora, che spuntino ferite, per rendermi più facile il cammino, fra le tue braccia mi solleverai.
Regalami carezze tra le ciglia per frantumare lacrime e pensieri, in questa sera che timida scolora.
Nel respiro delle stelle Ti ho cercato e nel languore del cielo quando il cielo è ancora assonnato, nelle limpide aurore dei mattini d'estate.
Ancora Ti cerco nel fragore del mare che sullo scoglio s'infrange e nelle gocce di rugiada su petali e prati adagiate come lacrime ridenti ad acquietar l'arsura.
Così si dilata il desiderio, nostalgia incandescente di Te.
Non fa rumore la pena nell'arcano silenzio della notte.
Conosco uomini che percorrono strade tortuose, sospese tra terra e cielo, come equilibristi sulla corda tesa camminano carezzando gli ostacoli. La luce del sole, nei loro occhi, racchiudono e nelle tenebre della notte, in silenzio, tengono il cuore in mano. Conosco uomini che sanno volare in alto ben oltre le cime dei baobab, non stringono in pugno diamanti ma il loro nudo sorriso regalano al mondo per dar luce alle aurore di quest'oscuro millennio. Ripetono un grido sommesso di speranza soffuso, come tatuaggio nell'anima inciso:
"HACUNA MATATA" "NON C'È PROBLEMA"
"Hacuna matata" è questo il tam-tam che trasmettono al mondo, è questa la loro bandiera, vessillo iridato di pace e d'amore.
Ed è là, dove il sole all'orizzonte s'inchina a baciare la terra africana e la memoria sanguina e grida lo strazio di un travaglio che ha sconquassato la vita, dove il vento culla il pianto dei bambini dagli occhi immensi come la loro fame, là, questi uomini hanno lasciato il loro sorriso scolpito nel sogno di un mondo migliore.
Se potesse la rugiada del mattino, posatasi sui prati della vita, placare la mia sete di sapere sciogliendo i dubbi feroci della sera pronti a sbranare il tempo delle stelle, allora, altro io non chiederei se non di diventare di quel prato, fragile ed assetato filo d'erba.
Vorrei regalarti arcobaleni lucenti intrisi di pioggia or, ora cessata e scaglie di sole, e spicchi di cielo, fragranti di terra ancora bagnata.
Vorrei regalarti il soffio del vento affinché giocando nei tuoi capelli possa portarti le mie carezze.
Vorrei illuminare i tuoi occhi stanchi sfogliando il velo di malinconia asciugar la rugiada che li bagna e specchiandomi nel tuo sguardo limpido carpirne la sua tristezza.
Ho coppe di cristallo, amore e baci nascosti nelle tasche, voglio inebriarmi di vino e di passione perdendomi nella luce del tuo sguardo. Mi hai fatto dono di una veste nuova, da te intessuta con carezze e sogni, la indosserò sopra il mio corpo nudo e sarò un'arpa sotto le tue dita. Dolce Dioniso, sarò la tua Arianna, cospargimi di vino e del tuo ardore, sarà delirio, ebbrezza, e rapimento, non far cessare questo nostro oblìo. Afferra il tempo e stringilo nel pugno perché l'incanto non debba mai finire.