Al ciglio del precipizio intravidi l'"oltre", l'ignoto di una fantasia senza confini, timorosa di sprofondare nel nulla del suo vuoto percorsi ogni suo sentiero, mi lasciai lusingare dalla seduzione del suo fascino fino a diventare la protagonista di questo teatro simbolo di un mondo che non esiste, immaginario.
A te, che tra una discesa all'inferno e un volo in paradiso ti concedi la vita... A te, a cui il dolore ha donato le ali per essere aquila e per raccontare ciò che dalle vette della vita non è concesso di vedere A chi non è figlio del tormento... A chi ha tanto tempo e si culla nel lusso di sprecarlo.
Anima regale, eterno bagliore che rinasci tra le nubi dei miei pensieri e che dai luce all'oscurità del mio vuoto, la tua sublime poesia risorge sui resti di questa sorda umanità e sugli scarti di questa vita che ha reso muta la nostra voce interiore.
Picchiasti alla mia porta e ti lasciai entrare nel labirinto del mio ego, sciogliesti il ghiaccio delle mie pareti e ne facesti azzurro mare agitato. Ti lasciai coltivare i fiori di quel giardino dove, oggi, il mio occhio può andare laddove la ragione si perde.
Ti dico grazie. Mi abiterai lungo il corso delle età fino a quando tempo esisterà e fino a quando spazio sarà occupato. Non sei materia e non mi consumi, sei spirito e mi alimenti e sarai il mio cibo fino alla morte dei secoli.