Voglio credere di aver ancora una scelta per me solo per me che non sia di circostanza che non trasudi egoismo che non abbia il cappio stretto in una mano che esploda euforica tremante di pudica verginità persa all'istante concessione che mi ri-dia l'occasione perduta e mai rincorsa di Me.
Hai barattato il tuo futuro lontano con questa miseria tintinnante di metallo e carta volatile bruciata e lacrimante. Dove sono i sogni che hai visto incendiare i suoi occhi tremare il suo cuore? Hai rincorso il coraggio della scelta nella denigrante sospensione giudiziosa di chi a compromessi è sceso con sé ed ora rigetta il suo nulla su te povera anima che credi ancora nella distrutt – iv - a e povera coerenza.
L'esplosione dell'autodistruzione produce una qualche scintilla: una bomba o una luce. Rumore ovattato dita nel costato per urlare un dolore vero o morto? Per sentirlo più forte goderne nell'atrocità fino a quando perderai i sensi. Li riaprirai - occhi - ed il sangue si sarà coagulato.
Nell'istante del bisogno scrittorio L'inchiostro si disperde nel vuoto Mentre il bianco accieca la mia vista. Dove siete pensieri che nella mente Avete forma Ma nella mia mano trovate la morte? Le parole si gettan dall'orlo della pagina: non vogliono catene librano leggere libertà e rifluttuano nel mio mondo che vuol restar segreto.
Anestetizzo le pulsioni Che corrono in fremiti lungo la schiena Le dita tremano Convulsioni Mi adagio lentamente nell'inconsapevolezza Di questo suicidio feroce Di una pistola puntata che trapassa Da lato a lato Lasciatemi correre senza fiato.
Giocando con le parole Trovando combinazioni nuove che vestano ri - vestano ri - tra - vestano La tua sudicia salma. Scrivere di notte con il mondo chiuso fuori dalle mie auricolari - per chi pace non ha e realizza in ogni singola lettera la salvezza fugace dell'attimo che fugge: acqua tra le mani. L'illusione di una grandezza privata di un'onnipotenza mordace e svilente Che nelle ore solitarie appare come l'unica via. Son parole mie – piccole ed innocue che si scorgon lontane senza poterlo mai essere. Vanità.
Sapresti quantificare Sei anni: quanti sono? Notti veglie lacrime sale d'attesa Attendere prego Aspettare aspettare e ancora aspettare Crederci e sperarci Son stati questi: un continuo aspettare Ricordo solo interminabili ore ad attendere Ad attenderti attendermi attenderci mentre tutto proseguiva correva volava incurante del mio fiatone le suole consumate il battito del cuore accelerato ora polvere.
Dal finestrino guardo fuori: un mondo Piove forte sul vetro Il ticchettio dei miei pensieri Le gocce son lenti d'ingrandimento Il riflesso del mare mentre tutto è appannato La musica cresce rimbomba nella mia mente Batuffolo di cotone imbevuto di tutto E niente Niente come l'insulso adagiarsi mentre aspetti il prossimo treno Biglietto prego Ho dimenticato di partire Torno e c'è ancora odore e fumo Che evapora in spirali trasportati dal gelo Della mia anelata stupida e incoerente Ultima sigaretta.