E tu, invece di gettare la spugna, quando le parole non sai trovare, tendi la mano, verso il mio volto a te familiare, che non ha più un nome, ma che dallo sguardo ti sa parlare.
Lascia che sia qualche primavera: imprevista, funesta, improvvisa e fuori stagione, a farti fiorire, danzare e sorridere, senza timori, senza candori, godi del sol piacere di esistere.
Se sottrai alla vita quel che dietro c'è ad ogni rinascita: sofferenza e esperienza, non saprai mai se quella speranza dettata da ciò che manca è quello che conta.
Riluttante soccombe e sovrasta L'amore e il vuoto. Indigesto traspare e si nasconde Coi gesti se non fosse per gli occhi e le parole. Greenwich. L'unico fondamento del rendere Le condanne più miserabili delle colpe. Il tempo universale. Dilatatore del dolore Colonizzatore sentimentale. Esuli esili barbari I cui ardori leggendari inadeguati Hanno unito e diviso Fuoco. Ci si scotta per passione. Greenwich misura zero. Sarà che solo ora me ne accorgo.
Un libro riposto su un piano, una foglia nascosta nel libro. Scosta lentamente i capelli, raccoglie vagamente le idee, lettrice prigioniera del nome di un altro: la risposta la coglie d'un tratto.
Un libro sfogliato e letto ad un fiato, una sottolineatura non avviene per caso. Trascrive la realtà mutilata, sprigiona la fantasia rendendosi libero: l'autore sa che la lettura lo salva ogni volta. La risposta è nella storia d'ognuno.
Sotto un cielo stellato dove il sereno splende in più posti nel mondo, lasciando il resto all'oscuro, qualcuno canta dei versi per non sentirsi più solo. Sotto un cielo stellato, di uno splendido giorno qualcuno rinasce: è amore o è un sogno?
Poi torno e voglio restare, qui dove le radici son ben radicate, tra ricordi e cultura che fan quel che sono, la mia terra: è un canto armonioso sul resto del mondo.
E tu, caro fratello, sei più fobie che sostanza, vivi di pregiudizi e non di abbondanza. Ti opponi ai diritti delle altre persone, parlando di fede e offendendo l'amore.