Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti, non registrati nell'ambito della visuale. (Che non figurano nei vostri manuali, per cui una fossa da scarico è la casa).
Ci sono al mondo i vuoti, i presi a spintoni, quelli che restano muti: letame, chiodo per il vostro orlo di seta! Ne ha ribrezzo il fango sotto le ruote!
Ci sono al mondo gli apparenti - invisibili, (il segno: màcula da lebbrosario)! ci sono al mondo i Giobbe, che Giobbe invidierebbe se non fosse che:
noi siamo i poeti - e rimiamo con i paria, ma, straripando dalle rive, noi contestiamo Dio alle Dee e la vergine agli Dei!
Il tuo nome è una rondine nella mano, il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua. Un solo unico movimento delle labbra. Il tuo nome sono cinque lettere. Una pallina afferrata al volo, un sonaglio d'argento nella bocca.
Un sasso gettato in un quieto stagno singhiozza come il tuo nome suona. Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni il tuo nome rumoroso rimbomba. E ce lo nomina lo scatto sonoro del grilletto contro la tempia.
Il tuo nome - ah, non si può! - il tuo nome è un bacio sugli occhi, sul tenero freddo delle palpebre immobili. Il tuo nome è un bacio dato alla neve. Un sorso di fonte, gelato, turchino. Con il tuo nome il sonno è profondo.
Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio: sono gli alberi che vagano sulla terra notturna. Sono i grappoli che fermentano in vino dorato, sono le stelle che di casa in casa peregrinano, sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso! E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.
L'amore è lama? È fuoco? Più quietamente - perché tanta enfasi? È dolore che è conosciuto come gli occhi conoscono il palmo della mano come le labbra sanno del proprio figlio il nome.
Superficialità! – Caro peccato, Compagna mia e nemica mia carissima! Tu versasti il sorriso nei miei occhi, E la mazurka in tutte le mie vene.
Da te ho imparato a non tener l'anello, Non m'avrebbe la vita presa in sposa! A cominciare a caso, dalla fine, E a finire però sempre daccapo. A essere fuscello, e essere acciaio, In questa vita, in cui si può sì poco... A scioglier la tristezza con la cioccolata, E a sorridere in viso a chiunque passa!
Tu cercati amiche fiduciose, che non giustificano il prodigio col numero. Io so che Venere è impresa di mani; artigiano - io conosco il mestiere! Dagli alti e solenni mutismi sino a calpestare l'anima: tutta la scala divina - dal: io respiro - sino a: non respirare!
Ti ho versato nel bicchiere una manciata di capelli bruciati, perché tu non mangi, non canti, non beva, non dorma. Perché la giovinezza non ti sia gioia, perché lo zucchero non ti sia dolce. Perché tu non te la intenda nel buio della notte con la giovane moglie. Come i capelli tuoi d'oro sono divenuti cenere grigia, così gli anni miei giovani diventeranno bianco inverno. Perché tu diventi cieco-sordo, perché ti dissecchi come il muschio, perché ti dilegui come un sospiro.
Con me non bisogna parlare, ecco le labbra: date da bere. Ecco i miei capelli: carezzali. Ecco le mani: so possono baciare. Meglio però, fatemi dormire.