Scritta da: L'auretta XXX
in Poesie (Poesie d'Autore)
I cessi catanesi in giubba e in guanti
Mi sfiatan contro il lor giudizio. Ahimè!
Io faccio uso di disinfettanti,
e il lor giudizio non arriva a me.
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I cessi catanesi in giubba e in guanti
Mi sfiatan contro il lor giudizio. Ahimè!
Io faccio uso di disinfettanti,
e il lor giudizio non arriva a me.
Chi è, disser, costui, che solitario, altero
Sul nostro capo il verso empio saetta,
e su la gloriosa luce del nostro impero
l'ombra sua getta?
Chi è costui, che i tetri sogni sferrando a volo,
Come falchi addestrati in noi li avventa;
e di amor, di giustizia all'affamato stuolo
Parlar si attenta?
Torbido evocatore di pazze ombre, l'abisso
o non vede o non cura a cui cammina:
Con l'occhio, acre di febbre, all'orizzonte fisso,
Ecco, ei ruina!
E noi frattanto in aurea rete impigliamo il biondo
Amore e l'affoghiamo entro al bicchiere:
Noi ci tiriamo dietro inguinzagliato il mondo
Come un levriere.
Che importa, se al nostro uscio Lazzaro derelitto
Frignando invidj à nostri cani il pranzo?
Avrà, quand'ei non sia ad alcun Fascio ascritto,
Pur qualche avanzo.
Che ci fa, se a quest'ora al suon della mitraglia
Nel ribelle Tigrè riddi la morte?
Terran le nostre schiere, in qual che sia battaglia.
Fronte alla sorte!
Pugnate, eroici petti, cadete: ad una voce
Noi gridiam "Viva!" E alziam colmo il bicchiere:
Le vostre salme avranno la medaglia e la croce
Di cavaliere.
L'onor della bandiera val bene una tal guerra:
Chiedon vendetta i nostri morti; e poi
l'ufficio glorioso d'incivilir la terra
l'abbiamo noi!
Gli Abissini, si sa, son predoni, selvaggi,
e con loro bisogna esser maneschi:
Trucidar donne, vecchi, fanciulli; arder villaggi...
Viva Radetzki!
In ogni caso, giova a noi, spiriti fini,
Mandar la calda giovinaglia a spasso:
La guerra a chi la plètora ha d'odj cittadini
è un buon salasso.
Urla, profeta nero, i tuoi strambotti audaci
All'egre ciurme ch'aizzando vai:
Noi delibiamo intanto con labbra arse dà baci
Reno e Tokai!
Tu scrivi che il Carducci è un'ardua quercia
Che i fruttiferi rami all'aria spande...
E chi tel può negare, anima lercia,
Se ingrassato ti sei con le sue ghiande?
Amore, amore non dammi riposo,
Amore, amore il mio seno ha corroso;
Alzar le ciglia, e guardarlo non oso
Quel Dio pietoso, che me volse amare.
O santa piaga del lato di Cristo,
Da che al tuo sangue il mio pianto s'è misto,
ii paradiso dell'anima ho visto,
Al cui conquisto mi voglio affrettare.
Con le mie mani tremanti t'attingo,
Con labbra smorte ti bacio, ti stringo,
Del tuo colore quest'anima tingo,
E più la spingo e più vuol penetrare.
Ii sapor dolce, la grata fragranza
Più sempre accende la mia desianza;
O mia dolcezza, mia sola speranza,
Mia sola amanza, in te vommi mutare.
Amore, amore, amor solo, amor santo,
Deh! Com'è dolce morirti da canto,
Com'è suave distruggersi in pianto,
E in un mar santo di luce affogare!