Alcune volte si siede al mio fianco, e poi, silenziosa, fuori mi scruta...
... e, dentro, vetri appannati di un piovigginare d'autunno o di uno spiove di primavera, e, insieme, un accampamento di emozioni che non esistono quasi ma che vuoi catturare, e loro, che senza apparente motivo, vanno a nutrire non lacrime ma un groppo alla gola che ti sembra sia fuori... ... e, dentro hai, come riflessi scomposti di specchi del tuo passato in frantumi, e, anche, la voglia di non andare verso il futuro se non per capire, quali, di quelli, in questo mosaico di vita devi incollare tra loro perché tutto ti quadri là fuori... ... e, dentro, loro, che appesi alla parete dei tuoi ricordi vorresti staccare per restaurare, per poi, riappendere ancora, che vorresti non fossero mai stati prima, come gli amici, perduti negli anni, o gli amori, finiti senza alcuna ragione, o i padri e le madri, che ancora vorresti, e che ti consegnano a questa malinconia che è lì, fuori...
... ma dentro mi fa compagnia, e, alcune volte, si siede al mio fianco.
Siamo, magari, soltanto fenomeni inermi, e dentro vuote apparenze, senza cagione di vanto, invano cerchiam di bruciare gli inferni insieme ad altissimi muri di pianto.
Certo, lo so, non sempre dev'essere tempo di sogni! Ma forse, neppure quello di aridi segni abbandonati in cantuccio ad avvizzire, come fiori da sempre troppo assetati sotto il sole rovente di questo nostro fatuo fluire.
Se però il nostro sognante arrancare annaspare ratto si trasmutasse in un altissimo volo reale!
Verso la vita, verso la vita il nostro volare! Oltre le facce incomprese del nostro Io, e dando agli altri, d'infinitesima parte di Dio, anche, e magari, soltanto un sorriso.
Eterno era l'attimo, del mio ricordo di te! Era un fiore od un palpito, forse uno sbattere d'ali, forse un fruscio, forse un cenno o un saluto sull'uscio, nella presenza quasi improvvisa di quella tua assenza.
Eppure; ancora è tanta la luna nel cielo, e la sua magica voglia di alzare il mare nel rimpiattino scherzare col mondo, e poi l'incanto, di quel ruotare incessante, al tocco quasi fugace di questo mio esistere! E intanto scorre, di te, quel quasi qualcosa che invece corre al ricordo di un impalpabile coglier di sfioro; come fosse un pensiero, forse pura emozione, o forse mera illusione che tu ci sia stata, proprio e davvero, come la luna ed il mare, in questo esister del mondo!
Come fosse illusione... forse; illusione... come se fosse soltanto illusione, svanita dentro quell'attimo eterno; del mio ricordo di te, di questa mia vita!
Ritornano gli echi e osservo, occhi osservare; fuori, da tersi vetri fresca rugiada su prati, e nostri canti, - oh, noi beati! -, nel cogliere fiori a vestire capelli, e dolce riappare, di mille incanti il sapore, dell'accudire tue bambole care, o del mio scalciare una semplice palla, o forse di quella ricerca un po' strana di dare amore, e da margherite sfogliate dell'ama, - comunque amare! -, ma mentre cadono petali è già subito brina,
e allora adesso ritornano gli echi e ancora osservo, occhi osservare; dentro lo specchio due spalle convesse, e bianco crine riflesso dietro due lenti appannate dai disincanti dei troppi affanni, e pur se l'acre ricordo dei giochi riaffiora, è nell'amor da quei dì seminato nuovo l'incanto, sicché rimbomba, - ha il senso ora! -, del nostro siamo per quel che eravamo, e in quanto dato agli scavi degli anni, anche se adesso le foto ingiallite ho davanti,
di allora ancora ritornano gli echi ma osservo occhi; con occhi diversi, li osservo osservare!
Ho per te colto "l'erba dell'incanto", sia linfa per tua luce il fiordaliso! E d'esso allor rifulgo, e all'improvviso, quel mio tacer vo' sublimando al canto!
Divenga, il suo profumo, lo zefiro, che nutra il nostro ardor del tuo respiro.
E dolce sia il sapor di mille baci, a guisa di corolle e sue radici.
E il germogliar, di foglie e di suoi fiori, parole sussurrate ai nostri cuori.
E siano sguardi tuoi, felici e buoni, l'azzurro variegato dei suoi toni.
E siano alfin, suoi petali carezze, dei nostri giorni in volo eterne brezze.
Mai vane cose avremo a queste rive se tra le dita stringo il fiordaliso! E scavi mai saran su tuo bel viso se dono a te l'amor che in esso vive!
Forte mi manca il tuo mesto sorriso, lo strozzato silenzio a schiuderti come un germoglio, l’impacciato riverbero delle tue immense paure. Forte mi manca la voglia di danza che hai dentro il cuore, quel respiro soffuso dell’anima tua che tende alla luce, l’indomita asprezza di tanto rancore a lenire il passato.
Se poi sia amore, l’amore, l’amore. Ed io non so, se poi sia amore, quel fuoco dentro che accender possa il tenero abbraccio mai donatoti appieno; o se amor sia l’arsa sete che sappia indicarci la fonte di quello che è il vero destino! Non so se sia amore, se profonda è l’apnea nel voler trattenere un grande respiro per nuovi, magici sguardi; né se sia amore, se sia fertile terra che, consumandoci, insieme ci nutre per ciò che saremo!
O sia poi morte, sia morte, sia morte. Ed io non so, se sia poi morte, questo cor, che bruciando mi brucia, la mia lingua che tace, giacché inaridita! Non so se sia morte, respiro affannato di spasmo infinito!
Certo, di me, poche cose direte: aprirete un cassetto, guarderete una foto, se breve al ricordo mi piangerete, lieve un sorriso, se mi penserete.
Rivolgerete, con fare dubbioso, occhi lontani... e sarò: polvere; forse una stella tra cieli infiniti! Goccia, mi troverete, arder di fuoco divino dentro oceani puliti; forse, con vermi e terra, nel fango di guerre che uccidono l'anima!
Certo, di lei, poche cose direte: cercherete il suo soffio ove il vento non è tempo né luogo; forse pallide orme lungo sentieri di quiete del cuore.
Alma oh mi alma, da sempre t'ho amato! Quando di miele era dolce il parlarci nello scherzare sul nostro passato; ora che è fiele l'assurdo silenzio disperso ai giorni in cui sopravvivo!
Alma oh mi alma, da sempre t'ho amato! Stringimi, e parlami, e stammi vicino; dimmi che è vero che nulla vanisce, dimmi che è vero che esiste l'eterno, dimmi, ti prego, dimmi che "siamo"!