Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Veloce fu la decomposizione:
la sua pelle di luce si disfece,
apparvero le ossa delle nubi,
cadde e battè la pioggia della cenere.
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Veloce fu la decomposizione:
la sua pelle di luce si disfece,
apparvero le ossa delle nubi,
cadde e battè la pioggia della cenere.
Ombra fedele come una custodia,
cane segugio di quella mia musica
che sono i passi scritti sui leggii
dei marciapiedi. Ombra, formica china
trascini la mollica del mio corpo
al nulla della meta più distante.
Ombra, neonata, la mia carne un latte
e le piante dei piedi, infimi seni
cui succhi quel guadagno ch'è la vita.
Ombra, carezza lieve del riflesso
biondo, solare, ombra, più crudele
masso attaccato a sprofondanti colli,
giù verso il fondo – ché s'annega insieme –
del mare caldo della passeggiata,
eco di suola senza eco di scarpa
e suo privilegiato farne a meno!
Cadavere che porto inseppellito,
onnipresente bara che la strada
porta sulle sue spalle
nel funebre corteo ch'è solitudine!
Ombra vigliacca notte che ha implorato
china fin sotto i piedi ad ogni passo,
aspettando che alzassi le mie scarpe
per rifugiarsi dalle paranoie
del freddo, della pioggia, del suo essere,
sentirsi nuda, tranne sotto il tetto
provvisorio che io potevo offrirle!
Chè sembri allontanarmi dalla luce
anche se non sprofondo
nel solo vero inferno
del sottosuolo! Chè, più di mia madre,
mi ami, ed è un amore possessivo,
ma mi ami, m'ami, non mi uccideresti
lo faresti a te stessa e non vorresti!
Ombra, che ti riscopro
cane fedele a sera, quando scelgo
di cadere sul letto del mio sonno,
entrato il corpo delle mie pupille
sotto quelle lenzuola delle palpebre!
Ombra, ché sembri non dormire mai!
Ombra, me senza sensi!
Ombra la senza voce, senza sguardo,
la senza mano e piedi, senza naso,
Morte che in vita vive solo inerzia!
O forse Ombra caduta
in me, che chiedi l'approfondimento
e ti spalanchi in più buio colore,
emergi, usi il corpo come bara
per vivere sepolta, parassita!
Ombra, custodia di un non mai suonato
strumento della luce, unica nota,
fama che si bisbiglia immeritata
del me compositore che non sono,
un non talento che infine è pur dono,
composizione stanca trascinata
fin dagli inizi, già verso la fine,
e non coraggio dell'incompiutezza,
ché ci pensa la Morte per finirla.
Ombra, bara da cui fuoriuscirà
vivendo solo un giorno quella data.
Notte, ti penso, folle, quel totale
di tutte le ombre divenute eterne
di quelli morti che sono vissuti!