Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora, poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente a ritornare a me che la chiamo e l'imploro, poiché questa felicità consente ad esser mia,
facciamola finita coi pensieri funesti, basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto basta con l'ironia e le labbra strette e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.
E basta con quei pugni serrati e la collera per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano; basta con l'abominevole rancore! Basta con l'oblìo ricercato in esecrate bevande!
Perché io voglio, ora che un Essere di luce nella mia notte fonda ha portato il chiarore di un amore immortale che è anche il primo per la grazia, il sorriso e la bontà,
io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme, da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia, camminare diritto, sia per sentieri di muschio sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita verso la meta a cui mi spingerà il destino, senza violenza, né rimorsi, né invidia: sarà questo il felice dovere in gaie lotte.
E poiché, per cullare le lentezze della via, canterò arie ingenue, io mi dico che lei certo mi ascolterà senza fastidio; e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero, i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera. Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame, e inoltre ricoperti di una dura corazza, sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino per noi ha stabilito, cammineremo insieme la mano nella mano, con l'anima infantile di quelli che si amano in modo puro, vero?
Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante Una donna mai vista, che amo e che mi ama, Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante
È per me confortante, e il mio cuore parlante Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante. È' bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere. Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere. Come nomi diletti che la vita ha esiliato.
All'occhio delle statue è simile il suo sguardo, Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato Delle voci più care spente senza riguardo.
Viviamo in tempi infami dove il matrimonio delle anime deve suggellare l'unione dei cuori; in quest'ora di orribili tempeste non è troppo aver coraggio in due per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa dovremo innalzarci, sopra ogni cosa, coppia rapita nell'estasi austera del giusto, e proclamare con un gesto augusto il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c'è di dirtelo. Tu la bontà, tu il sorriso, non sei tu anche il consiglio, il buon consiglio leale e fiero, bambina ridente dal pensiero grave a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
Vola, canzone, rapida davanti a Lei e dille che, nel mio cuor fedele, gioioso ha fatto luce un raggio, dissipando, santo lume, le tenebre dell'amore: paura, diffidenza e incertezza. Ed ecco il grande giorno! Rimasta a lungo muta e pavida - la senti? - l'allegria ha cantato come una viva allodola nel cielo rischiarato. Vola, canzone ingenua, e sia la benvenuta senza rimpianti vani colei che infine torna.
Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo: Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile, Fate largo! Solenne, altero e discreto, ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.
Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso: etereo e chiaro come uno specchio senza argento. I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano sull'arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco la canaglia puzzolente e santa dei Giambi applaude al sinistro istrione che l'odia.
La musica prima di tutto e dunque scegli il metro dispari più vago e più lieve, niente in lui di maestoso e greve.
Occorre inoltre che tu scelga le parole con qualche imprecisione: nulla di più amato del canto ambiguo dove all'esatto si unisce l'incerto.
Son gli occhi belli dietro alle velette, l'immenso dì che vibra a mezzogiorno, e per un cielo d'autunno intepidito l'azzurro opaco delle chiare stelle!
Perché ancora bramiamo sfumature, sfumatura soltanto, non colore! Oh! lo sfumato soltanto accompagna il sogno al sogno e il corno al flauto!
Fuggi più che puoi il Frizzo assassino, il crudele Motteggio e il Riso impuro che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro, e tutto quest'aglio di bassa cucina!
L'oceano sonoro Palpita sotto l'occhio Della luna in lutto E palpita ancora, Mentre un lampo Vivido e sinistro Fende il cielo di bistro D'un lungo zigzag luminoso, E che ogni onda In salti convulsi Lungo tutta la scogliera Va, si ritira, brilla e risuona. E nel firmamento, Dove erra l'uragano, Ruggisce il tuono Formidabilmente.