E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io.
Non respingere i sogni perché sono sogni. Tutti i sogni possono essere realtà, se il sogno non finisce. La realtà è un sogno. Se sogniamo che la pietra è pietra, questo è la pietra. Ciò che scorre nei fiumi non è acqua, è un sognare, l'acqua, cristallina. La realtà traveste il sogno, e dice: "Io sono il sole, i cieli, l'amore". Ma mai si dilegua, mai passa, se fingiamo di credere che è più che un sogno. E viviamo sognandola. Sognare è il mezzo che l'anima ha perché non le fugga mai ciò che fuggirebbe se smettessimo di sognare che è realtà ciò che non esiste. Muore solo un amore che ha smesso di essere sognato fatto materia e che si cerca sulla terra.
I cieli sono uguali. Azzurri, grigi, neri, si ripetono sopra l'arancio o la pietra: guardarli ci avvicina. Annullano le stelle, tanto sono lontane, le distanze del mondo. Se noi vogliamo unirci, non guardare mai avanti: tutto pieno di abissi, di date e di leghe. Abbandonati e galleggia sopra il mare o sull'erba, immobile, il viso al cielo. Ti sentirai calare lenta, verso l'alto, nella vita dell'aria. E ci incontreremo oltre le differenze invincibili, sabbie, rocce, anni, ormai soli, nuotatori celesti, naufraghi dei cieli.
Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa. Chi ti potrà conoscere là dove taci, o nelle parole con cui taci? Chi ti cerchi nella vita che stai vivendo, non sa di te che allusioni, pretesti in cui ti nascondi. E seguirti all'indietro in ciò che hai fatto, prima, sommare azione a sorriso, anni a nomi, sarà come perderti. Io no. Ti ho conosciuto nella tempesta. Ti ho conosciuto, improvvisa, in quello squarcio brutale di tenebra e luce, dove si rivela il fondo che sfugge al giorno e alla notte. Ti ho visto, mi hai visto, ed ora, nuda ormai dell'equivoco, della storia, del passato, tu, amazzone sulla folgore, palpitante di recente ed inatteso arrivo, sei così anticamente mia, da tanto tempo ti conosco, che nel tuo amore chiudo gli occhi, e procedo senza errare, alla cieca, senza chiedere nulla a quella luce lenta e sicura con cui si riconoscono lettere e forme e si fanno i conti e si crede di vedere chi tu sia, o mia invisibile.
Los cielos son iguales. Azules, grises, negros, se repiten encima del naranjo o la piedra: nos acerca mirarlos. Las estrellas suprimen, de lejanas que son, las distancias del mundo. Si queremos juntarnos, nunca mires delante: todo lleno de abismos, de fechas y de leguas. Déjate bien flotar sobre el mar o la hierba, inmóvil, cara al cielo. Te sentirás hundir despacio, hacia lo alto, en la vida del aire. Y nos encontraremos sobre las diferencias invencibles, arenas, rocas, años, ya solos, nadadores celestes, náufragos de los cielos.
Ti si sta vedendo l'altra. Somiglia a te: i passi, la stessa fronte aggrondata, gli stessi tacchi alti tutti macchiati di stelle. Quando andrete per strada insieme, tutte e due, che difficile sapere chi sei, chi non sei tu! Così uguali ormai, che sarà impossibile continuare a vivere così, essendo tanto uguali. E siccome tu sei la fragile, quella che appena esiste, tenerissima, sei tu a dover morire. Tu lascerai che ti uccida, che continui a vivere lei, la falsa tu, menzognera, ma a te così somigliante che nessuno ricorderà tranne me, ciò che eri. E verrè un giorno -perché verrà, sì, verrà- in cui guardandomi negli occhi tu vedrai che penso a lei e che la amo e vedrai che non sei tu.
Perdonami se ti cerco così dentro di te. Perdonami il dolore. È che da te voglio estrarre il tuo migliore tu. Quello che non vedesti e che io vedo, immerso nel tuo profondo, preziosissimo.
Yo no necesito tiempo para saber cómo eres: conocerse es el relámpago. ¿Quién te va a ti a conocer en lo que callas, o en esas palabras con que lo callas? El que te busque en la vida que estás viviendo, no sabe mas que alusiones de ti, pretextos donde te escondes. Ir siguiéndote hacia atrás en lo que tù has hecho, antes, sumar acción con sonrisa, años con nombres, serà ir perdiéndote. Yo no. Te conocì en la tormenta. Te conocì, repentina, en ese desgarramiento brutal de tiniebla y luz, donde se revela el fondo que escapa al día y la noche. Te vi, me has visto, y ahora, desnuda ya del equívoco, de la historia, del pasado, tù, amazona en la centella, palpitante de recién llegada sin esperarte, eres tan antigua mía, te conozco tan de tiempo, que en tu amor cierro los ojos, y camino sin errar, a ciegas, sin pedir nada a esa luz lenta y segura con que se conocen letras y formas y se echan cuentas y se cree que se ve quién eres tù, mi invisible.
La forma de querer tù es dejarme que te quiera. El sì con que te me rindes es el silencio. Tus besos son ofrecerme los labios para que los bese yo. Jamás palabras, abrazos, me dirán que tù existías, que me quisiste: Jamás. Me lo dicen hojas blancas, mapas, augurios, teléfonos; tù, no. Y estoy abrazado a ti sin preguntarte, de miedo a que no sea verdad que tù vives y me quieres. Y estoy abrazado a ti sin mirar y sin tocarte. No vaya a ser que descubra con preguntas, con caricias, esa soledad inmensa de quererte sólo yo.