Nero sangue incrostato lacrima nel cuore, antiche ferite rimarginate, cicatrici eterne scatenanti sorpresi sussulti... profondo squarcio, un grido elevato al cielo... duro volto scolpito nella nuda roccia guarda, severo, immoto ammira il nuovo lacrimare... il cuore più non sanguina, gli occhi non piangono, piccola, sola l'anima timorosa mormora, si lamenta tra inudibili sussurri... lacrima forse? O forse sanguina? ... no, ne lacrima ne sanguina, solo sussurra e geme... come la odo? Ho forse perduto il senno come ho perduto il dolce cuore? Il mio rigore è forse fuggito? Un fiore sboccia, un nero fiore sboccia... cos'è questo fiore? "Il tuo senno perduto" odo in un bisbiglio... "chi sei tu, la anima mia?" ... Silenzio, solo neri petali, solo il lento sbocciare d'un putrido fiore... Putrido? "Non è forse il più bel fiore?" "Chi è quel fiore?" ... Silenzio, no, l'anima mia sussurra "Quello è il nascituro figlio del tuo dolore, lui è il male che in te dimora, lui solo una cosa teme, il dolce tuo cuore che da sempre ti distingue, il cuore che, troppo ferito hai lasciato fuggire..." Plana al suolo un nero petalo... "Poeta riaccogli il tuo cuore, lacrima il fiume delle tue parole... Poeta torna il mio padrone seguace di Amore..."
Ilaria, dolce come il favo e bella come l'arder del più lucente astro. Tu, dall'alto, come dea pagana, hai soffiato una legione di fumo, destinata al disperdersi nel vento del tempo, a questo tormentato poeta.
Il rigore si separa dalla mente sua, si veste in armatura e come paladino difende l'indifendibile poeta. Sferra fendenti vani al vuoto fumo, resiste tenace tra atroci ferite, e cede morente sotto i colpi di mortale inconsistenza povero rigore impotente all'amore, già sconfitto, lotta tra defunte speranze.
Oh ilaria, le tue legioni oltrepasseranno il freddo distacco che riveste ora quel poeta come ferrea armatura.
Ilaria spiega al poeta sconfitto nel tuo dolce e imperturbabile canto, come il cozzare delle tue legioni su questo piagato corpo spinga l'anima a desiderare più intensamente la presenza tua. Forse il tuo spirare ha trafitto il suo cuore?
La sua mente ha già ceduto al tuo influire, perché conduce l'anima di questo poeta alla donna che nel fiatare lo distrusse? Come puoi tu ilaria vincerlo così facilmente, puoi essere realmente tanto potente al confronto dei poeti dal volgo distinti?
Questo poeta è vinto, ora l'anima sua, essenza dei sospiri in tributo a te, ed il cuore che fortemente t'invoca domandano a te supplicanti (gli uni una volta sola ripetuta dal numero, l'altro ripetendosi al giungerti d'ogni sospiro) "donna sopra ogni bellezza capace di vincere quel poeta, un tempo nostro padrone, cibati di noi che t'apparteniamo".