Ascolto parole dette piano piano, domando alla luna tutte le cose che non so. Viaggio in una vita che avrei voluto fatta a mia misura, ma la misura non vedo e quindi cerco. Rileggo i mie pensieri, mi convinco di pazzia quando l'amore giocando col mio cuore mi toglie anche l'ultimo respiro. Vorrei un solo istante, un istante vero, in cui tutto tace e la paura muore. Ascolto parole dette piano piano, le mie parole nascoste fra la nebbia. Domando ancora, cercando una risposta fra le sottili e fragili mie mani. Un'altra notte ancora fugge via. Io rimango qui, ancora ad aspettare.
L'attimo che colgo, l'attimo che perdo. L'attimo non mio che mai mi è appartenuto. L'attimo venduto per mille fantasie. L'attimo improvviso che m'ha scosso l'anima.
Mille attimi fa vivevo un'emozione, mille attimi dopo ne carpivo l'illusione.
L'attimo nemico, l'attimo bugiardo. L'attimo d'amore che vale un infinito, l'attimo del cuore che in un attimo vive una vita intera.
Sono molti e troppo pochi gli attimi che circondano la vita.
Sono pochi e poco veri molti attimi della mia vita.
Mi ripeto le parole che non voglio abbandonare, eppure il sole solo come allora risplende uguale. Chi sono io? Domanda d'ogni giorno e d'ogni tempo. Forse un alibi l'ho ritrovato e bambino mi dimentico di questo vero. Eppure sono io e afferro il vento come un pazzo, confondo il vortice della vita nei meandri delle mie passioni. Chi sono io? Guerriero d'altro luogo e di altra vita. Ma l'alibi non regge e uomo mi ricordo del domani, che pur non mio mi appartiene.
Camminando, lungo il ponte vecchio una sottile brezza accarezza questa mia speranza. Firenze oggi, ieri e domani. Mille anni son passati da quando ti ho vista mia città. Nei tuoi pensieri ho camminato, tra le tue braccia ho ambito. Accadrà che l'anima di ieri del tuo passato, illuminando il mio futuro, si riconosca nel mio io. Per ora attendo, rimango osservatore. Ecco
le tue strade antiche di misteri, di sguardi, di occhi ancora lì tra i sospiri di un tempo mai passato. La tua vena, il tuo sangue in questo fiume rincorre l'infinito. Il tuo profumo di vecchio sentimento attraversa il mio ascoltare. Firenze, quanto sei lontana presente in quest'anima presente in questo cuore. Accadde domani che ieri, pensando al dopo ritoverò l'inizio di quel che sarà. Questo domani nell'oggi seguito da un passato presente nel futuro.
Conosco l'attimo posto e riposto in un sogno che violento e magico travolge l'ultima paura. Conosco e credo un destino fatto di parole.
Un brivido mi scuote con violento vivere e il silenzio afferra la pazzia di un cuore che ama.
Cosa conosco io? Conosco l'estrema forza di un estremo pensare. Conosco l'emozione, la gioia, la paura, il dolore di un addio, la grandezza di un "per sempre", l'infinito di un tramonto, l'anima del vento e della pioggia. Conosco il cielo, anche se piccole son le mie mani per carpirne anche un solo frammento. Conosco il mare e l'antico suo mistero. Cosa conosco io? Nulla. Nulla è sufficientemente vero se non visibile e vivibile nel tuo viso.
Un brivido mi avvolge, il cuore risponde alla gioia di un incontro.
Di tutto questo cosa e quanto vivo? Cosa conosco? Conosco la magia del tuo sorriso, la forza travolgente del tuo sguardo, il profumo del tuo corpo che mi sveglia nella notte. Conosco il brivido che mi segue quando cerco le tue labbra e rincorre l'ambizione di un viverle in eterno. Conosco quel sentor di seta della tua pelle che rapisce le mie mani, non certo meritevoli di questa infinita grandezza. Conosco il tuo respiro, il battito vitale del tuo cuore, la dolcezza del tuo seno, la freschezza dei tuoi fianchi. Conosco le mie mani che ti cercano come un fiore cerca il sole, che ti sfiorano come l'alito di un sogno, che cercano pace nella sottile avventura dei tuoi capelli e nella calda emozione del tuo corpo. Conosco il brivido di passione e l'attesa di sentire anche solo la tua voce. Conosco la speranza, l'illusione, la realtà, la gelosia e la paura. Conosco il terrore di svegliarmi un giorno e non trovarti più. Conosco il sogno di svegliarmi ogni giorno rapito e avvolto dal tuo viso.
Tutto questo conosco e vivo, tutto questo come un brivido infinito che mi accompagna e mi segue nel tempo e nella storia.
Ci sono viaggi che iniziano nell'anima e finiscono nel cuore. Immagini, fotografie colori, suoni.
Ero lì, ricordo. Seduto ad aspettare, forse un treno o una risposta. I mie occhi continuavano a cercare attraversando nebbia di pensieri confusi.
Un vecchio e la sua chitarra camminano insieme, entrambi silenziosi, entrambi stanchi di una vita fatta di paure.
Due bambini in divisa in ansia per partire, i genitori non li guardano nemmeno, non si guardano nemmeno.
Un uomo si avvicina e mi chiede quando parte il treno che lo porterà nel suo paese. Io non rispondo, lui chiede scusa e se ne và.
Arriva un treno ma non si ferma. I due bambini salutano arrabbiati, non è il loro treno ma presto arriverà.
C'è un odore strano nell'aria, fra poco di certo pioverà.
Una ragazza si avvicina, mi chiede se si può sedere. Io la guardo e non rispondo, lei si siede. Arriva un'altro treno, è il suo. Si alza, mi guarda e va via. Mi chiedo chi fosse, da dove veniva, dove andava, cosa cercava. Anche i due bambini sono andati via, i genitori sono ancora lì, in un ultimo forzato saluto.
Ecco, come pensavo piove. Mi raccolgo in un sospiro, appoggio la mia testa fra le mie mani fredde, chiudo gli occhi e ascolto.
Un'altro treno. Nemmeno questo si è fermato. Riapro gli occhi, i due genitori sono ancora lì. Non capisco perché. Sono fermi uno di fronte all'altro, si guardano distanti. Vicino a loro, per dispetto, con cadenza ossessiva, cade una manciata di pioggia. Tutto ad un tratto, lui bacia lei, si volta e va via. Lei è rimasta lì tutta la notte.
Ci sono viaggi che iniziano oggi, e si perdono nel passato. Ci sono viaggi mai iniziati. Ci sono addii ed incontri. Ci sono viaggi che non portano in nessun luogo.
Sono stanco, sono ore che impietrito, rimango qui ad aspettare.
La pioggia ormai si è fatta spazio nella mia mente. Mi alzo e cammino. E tardi, poche son le persone che ancora aspettano, poche e sempre più oscure.
Un uomo in divisa mi ferma, mi chiede chi sono, cosa faccio, dove vado. "Aspetto" rispondo io.
Una signora da lontano mi chiama. Vieni vieni... vieni a vedere. Mi avvicino, povera signora, vuole raccontarmi il mio futuro. Io sorrido e lei non capisce. Il mio futuro, povera signora.
Che strana la solitudine, il pensare ossessivo alla vita, il rinchiudersi nell'ombra. Decido che non è qui ciò che cercavo. Saluto la stazione e vado via. Continuo il mio viaggio, alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.