Con un cenno della fronte respinge lungi da sé ogni vincolo, ogni limite perché per il suo cuore passa alto e immenso il ciclo degli eventi che ricorrono eterni.
Nei fondi cieli scorge una folla di figure che lo chiamano: riconosci, vieni -. Ciò che ti pesa, perché lo sostengano, non affidarlo alle sue mani lievi.
Verrebbero di notte a provarti nella lotta, trascorrendo la casa come furie, afferrandoti come per crearti e strapparti alla forma che ti chiude.
Come una indefinibile fata d'ombre vien da lungi la sera, camminando per l'abetaia tacita e nevosa. Poi, contro tutte le finestre preme le sue gelide guance e, zitta, origlia! Si fa silenzio, allora, in ogni casa. Siedono i vecchi, meditando. I bimbi non si attentano ancora ai loro giochi! Le madri stanno siccome regine. Cade di mano alle fantesche il fuso. La sera ascolta, trepida pei vetri: tutti, all'interno, ascoltano la sera.
Vien da lungi la Sera, camminando per la pineta tacita, di neve. Poi, contro tutte le finestre preme le sue gelide guance; e, zitta, origlia. Si fa silenzio, allora, in ogni casa. Siedono i vecchi, meditando. I bimbi non si attentano ancora ai loro giuochi. Cade di mano alle fantesche il fuso.
La Sera ascolta, trepida, pei vetri; tutti - all'interno - ascoltano la Sera.
Vaga speranza non era la fede, non esigeva una vile preghiera, era un'attesa, l'amore faceva pregare immagini, alzare preghiere.
Era l'uomo ispirato: in sé cresceva, raggiungendo il silenzio delle origini. La sua gioia trovava Dio già pronto: io toglieva dall'ombra dell'arcano, per alzarlo tremando nella luce!