Scritta da: Regina

I miei scheletri

I miei scheletri
sono morbidi e bianchi,
irrilevanti (o no?),
ben custoditi nel ben triste e candido
mio prediletto armadio del dolore.
Ognuno ha i suoi,
perché ciascuno vive,
ed è arte difficile la Vita:
sei il Demiurgo di te,
a cui grandine e pioggia
sottraggono il lavoro
che - calpestato - tu devi rifare.
Mentre ammiri sculture e poesie,
e sei felice d'un felice viaggio,
il masso cade e spezza l'armonia,
il vento soffia e mescola le carte.
Per quante volte t'alzi e ricominci,
non c'è strada che non volga alla fine!
Regina Taccone
Composta giovedì 12 maggio 2011
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    Scritta da: Regina
    Sei tu, oggi, la mia
    ultima e cara
    foglia di speranza.
    Ed un ramo, spasmodico,
    ti tiene;
    tieniti forte a me,
    perché non muoia
    l'anima mia squassata,
    e non s'affretti
    l'ora del gran viaggio
    senza meta.
    Anche se la catastrofe ci attinge
    ed il rischio di vivere è giocato,
    ancora un poco
    è verde il nostro prato,
    ancora la mattina sorge il sole.
    Siamo testardi, insieme,
    ed insistiamo
    a ricercar viole!
    Regina Taccone
    Composta mercoledì 16 marzo 2011
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      Scritta da: Regina

      Il poeta

      Il Poeta vive d'affanni,
      di smozzicate azioni arrabattate,
      secondarie al pensiero.
      D'ansie vive il Poeta
      ed è incapace
      di contenere dentro l'Universo.
      S'arrocca sulla casa del Dolore,
      profugo di tristezze e d'abbandoni,
      parla alla gente per parlare a sé.
      Spera poco, il Poeta: è dignitoso,
      non porge guance a chi non gli vuol bene;
      nel mare versa il tutto che trattiene
      ed è Sole, d'inverno, luminoso.
      Regina Taccone
      Composta venerdì 25 marzo 2011
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        Scritta da: Regina

        Dare senso

        Hai cercato di metter nello zaino
        pane e piccozza, per non stramazzare,
        ma è una spietata guerra - questa vita -
        che tutti, a poco a poco, ingaggia e uccide.
        Quale la tua battaglia decisiva?
        Saperlo è trovar l'Araba fenice:
        tentarlo è vano ed - ancor più - è nefasto.
        La scelta è poca e senza differenze:
        se lotti o corri o sei hikikomori,
        resti sempre un soldato alla deriva.
        Vincere è per quel poco che rimane
        nella memoria o in animo d'amico.
        Una favilla di ricordo vive,
        a stento si riaccende e un po' si salva
        solo se ti sei accorto, al parapiglia,
        d'un reggimento di FRATELLI ansanti.
        E, invece di sperare di salvarti,
        magari ti sei perso per fermarti,
        ed hai teso una mano per Giustizia
        ed hai detto una frase per Amore
        ed hai speso il tuo tempo per capire...
        Regina Taccone
        Composta sabato 10 luglio 2010
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