Passa la morte gelida e silente, ci scruta, ci osserva ma non dice niente. Poi d'improvviso si ferma sul tuo letto, la guardi e ti accorgi che merita rispetto, di lei non devi aver paura e mandare via, ma del mostro che ti ha reso infelice, la malattia. Lasciami vita, lasciami andare, ho donato tutto il mio amore, più niente posso dare.
Momenti d'amore mai dimenticati, i dolci languidi baci assaporati, ricordi di una gioventù carica di gioia e voglia di vivere. Amore, torna ad amare ancora.
Finalmente di ho visto e te lo voglio dire, no! Non andare via, lasciami finire, voglio dirti che ti amo da morire. Sento che intorno a me tutto svanisce e solo la tua immagine mi appare, mi guarisce, mi lusinga, mi rapisce. E tu dimmi che mi ami, voglio sentirtelo dire, dimmi: amo il tuo sorriso, la tua bocca, e il tuo bel viso, accarezzare i tuoi capelli biondi... stupido specchio perché non mi rispondi!
Che cos'è la vita senza i sogni? Giornate vuote a cui niente chiedo, senza un senso, senza un credo, senza speranza per il mio domani. Il sogno è l'irrealtà fatta reale dalla coscienza e dalla volontà, di chi ogni giorno si confronta, e lotta per un proprio ideale.
Solo, in cima alla montagna, dove il cielo bacia la terra, in un mistico silenzio grido muto il tuo nome. Gli fa eco il mio cuore sussurrandomi: sono qui amore! Ed io osservando la terra che abbraccia il cielo, risposi: ti amo!
Mi sono chiesto invero molte volte, dov'ero quando tutto incominciò? Le mie domande al fin saranno sciolte quando la morte un giorno incontrerò. Mi dissero di esser stato Adamo, che nel giardino dell'Eden si smarrì, dopo aver condiviso di quel ramo, il frutto che la donna gli offrì. Scacciati fummo un di da quel giardino, per vivere in una terra desolata, per ordine del Padre mio divino, per dare vita ad una umanità ingrata. Poca è la pace che il mondo ha generato, che in secoli di vita insiem si visse. Guerra, morte, fame, carestia hanno intonato i quattro cavalieri dell'Apocalisse. Ma un dì sarem chiamati tutti quanti e nel giardin ci rivedremo un giorno, ma nel morir non ci saran rimpianti, la morte... è solo un mezzo di ritorno.
Estate! Fucina di amori e di forti emozioni. Amori nati sotto il sole rovente che lasciano in bocca scottanti baci e il ricordo furtivo di un dolce viso amato senza amore, e promesse, tante promesse che nascono e muoiono in una breve stagione.
Io non voglio che la fredda terra mi laceri e il mio corpo tormenti. Non sopporterei quell'atmosfera di un cimitero pieno di muti lamenti. Io lascio a tutti il mio testamento, ai figli miei e a te moglie cara: le ceneri mie donatele al vento, la mia laguna io voglio come bara.
Come vorrei essere un gabbiano e librarmi nell'aria per osservare Venezia di notte, con le sue luci, i campanili, le chiese, i suoi palazzi e poi planare dolcemente nell'acqua e guardare la luna spargere i suoi argentei raggi sulla laguna, che si fondono con il verde smeraldo dell'acqua generando brillantini colorati, dove Venezia si specchia prima di coricarsi.
Vola il gabbiano come un argenteo aliante, sopra una gondola, sulla laguna bruma, rincorre l'onda con la sua bianca schiuma, accarezzando Venezia come un tenero amante. Suonano le campane in alto alla sua mole, del campanile e delle chiese intorno, grida il pescatore annunciando il suo ritorno, svegliando Venezia sotto un tiepido sole. Vola il gabbiano e su in alto nel cielo si staglia a rimirar Venezia che nessuna città eguaglia.