Scritta da: Roberto Garro
in Poesie (Poesie personali)
L'estraneità impossibile
ci condanna al silenzio
il non detto
ci opprime oltre ogni dire.
Commenta
L'estraneità impossibile
ci condanna al silenzio
il non detto
ci opprime oltre ogni dire.
Galeone fantasma dei miei attimi silenti
navigando va tra speranzose promesse
di giorni futuri, lontani e presenti
in questo tempo lento.
Sofferte forme girano nella notte
confuse parole si piegano nell'ombra
l'alba abbozza un lieve chiarore
inutile giorno
per averti ti perdo.
Suoni di voli che passan sulle parole
ciò che resta è solo polvere a ricoprire
ciò che abbiamo abbandonato in case vuote
nella rovina
lasciate all'ingiuria del tempo.
Fammi svegliare tra le tue braccia
permettimi di uccidermi
così da andare via
chiudi i miei occhi e tienimi fermo
seppeliscimi nel profondo del tuo cuore.
Credendo di sapere quello che ci aspetta
vedendo come tutto cambia un'altra volta
chiedendomi se tu mi stai ascoltando
ho voglia di perdermi
allora dimmi
che sei qui e non stai fuggendo.
Vorrei sfiorare
quel tuo corpo
lasciando scivolare le mie dita
sulla tua pelle
percepire
le sensazioni nel farlo
guardando i tuoi occhi
ad ogni carezza
per poter da lontano
vivere la passione.
Posso sentirti nelle mie labbra
posso toccarti con le mie dita
posso udirti come uno spirito
e ucciderti se vieni troppo vicino.
Era lì per me
vicina a me
sotto le coperte
più donna di una donna
più uomo di un uomo.
Era tutta per me
ed io
la presi.
Un fantasma esce dalla mente inconscia
e si aggrappa ai miei occhi
vuole una nuova vita
la figura alle mie spalle non è un amico
in ombra si trasforma la mano
che su di me ha posato le dita.