If the Led Striker call it a strike, Or the papers call it a war, They know not much what I am like, Nor what he is, My Avatar.
Through many roads, by me possessed, He shambles forth in cosmic guise; He is the Jester and the Jest, And he the Text himself applies.
The Celt is in his heart and hand, The Gaul is in his brain and nerve; Where, cosmopolitanly planned, He guards the Redskin's dry reserve
His easy unswept hearth he lends From Labrador to Guadeloupe; Till, elbowed out by sloven friends, He camps, at sufferance, on the stoop.
Calm-eyed he scoffs at Sword and Crown, Or, panic-blinded, stabs and slays: Blatant he bids the world bow down, Or cringing begs a crust of praise;
Or, sombre-drunk, at mine and mart, He dubs his dreary brethren Kings. His hands are black with blood -- his heart Leaps, as a babe's, at little things.
But, through the shift of mood and mood, Mine ancient humour saves him whole -- The cynic devil in his blood That bids him mock his hurrying soul;
That bids him flout the Law he makes, That bids him make the Law he flouts, Till, dazed by many doubts, he wakes The drumming guns that -- have no doubts;
That checks him foolish-hot and fond, That chuckles through his deepest ire, That gilds the slough of his despond But dims the goal of his desire;
Inopportune, shrill-accented, The acrid Asiatic mirth That leaves him, careless 'mid his dead, The scandal of the elder earth.
How shall he clear himself, how reach Your bar or weighed defence prefer -- A brother hedged with alien speech
Which knowledge vexes him a space; But, while Reproof around him rings, He turns a keen untroubled face Home, to the instant need of things.
Enslaved, illogical, elate, He greets the embarrassed Gods, nor fears To shake the iron hand of Fate Or match with Destiny for beers.
Lo, imperturbable he rules, Unkempt, desreputable, vast -- And, in the teeth of all the schools, I -- I shall save him at the last!
Whether to wend through straight streets strictly, Trimly by towns perfectly paved; Or after office, as fitteth thy fancy, Faring with friends far among fields; There is none other equal in action, Sith she is silent, nimble, unnoisome, Lordly of leather, gaudily gilded, Burgeoning brightly in a brass bonnet, Certain to steer well between wains.
Ahasuerus jenkins of the "Operatic Own" Was dowered with a tenor voice of super-Santley tone. His views on equitation were, perhaps, a trifle queer. He had no seat worth mentioning, but oh! He had an ear.
He clubbed his wretched company a dozen times a day; He used to quit his charger in a parabolic way; His method of saluting was the joy of all beholders, But Ahasuerus Jenkins had a head upon his shoulders.
He took two months at Simla when the year was at the spring, And underneath the deodars eternally did sing. He warbled like a bul-bul but particularly at Cornelia Agrippina, who was musical and fat.
She controlled a humble husband, who, in turn, controlled a Dept. Where Cornelia Agrippina's human singing-birds were kept From April to October on a plump retaining-fee, Supplied, of course, per mensem, by the Indian Treasury.
Cornelia used to sing with him, and Jenkins used to play; He praised unblushingly her notes, for he was false as they; So when the winds of April turned the budding roses brown, Cornelia told her husband: -- "Tom, you mustn't send him down. "
They haled him from his regiment, which didn't much regret him; They found for him an office-stool, and on that stool they set him To play with maps and catalogues three idle hours a day, And draw his plump retaining-fee -- which means his double pay.
Now, ever after dinner, when the coffee-cups are brought, Ahasuerus waileth o'er the grand pianoforte; And, thanks to fair Cornelia, his fame hath waxen great, And Ahasuerus Jenkins is a Power in the State!
A great and glorious thing it is To learn, for seven years or so, The Lord knows what of that and this, Ere reckoned fit to face the foe -- The flying bullet down the Pass, That whistles clear: "All flesh is grass."
Three hundred pounds per annum spent On making brain and body meeter For all the murderous intent Comprised in "villanous saltpetre!" And after -- ask the Yusufzaies What comes of all our 'ologies.
A scrimmage in a Border Station -- A canter down some dark defile -- Two thousand pounds of education Drops to a ten-rupee jezail -- The Crammer's boast, the Squadron's pride, Shot like a rabbit in a ride!
No proposition Euclid wrote, No formulae the text-books know, Will turn the bullet from your coat, Or ward the tulwar's downward blow Strike hard who cares -- shoot straight who can -- The odds are on the cheaper man.
One sword-knot stolen from the camp Will pay for all the school expenses Of any Kurrum Valley scamp Who knows no word of moods and tenses, But, being blessed with perfect sight, Picks off our messmates left and right.
With home-bred hordes the hillsides teem, The troopships bring us one by one, At vast expense of time and steam, To slay Afridis where they run. The "captives of our bow and spear" Are cheap, alas! As we are dear.
If I have given you delight By aught that I have done, Let me lie quiet in that night Which shall be yours anon: And for the little, little, span The dead are borne in mind, Seek not to question other than The books I leave behind L'appello Se qualche diletto vi ho pur dato per qualcosa che io abbia operato, possa ora giacer sereno in quella notte che sarà anche vostra quando che sia: e per quel poco, poco spazio che i morti rioccupano nelle menti, vorrei che altro non cercaste che i libri che mi lasciai dietro.
Quando si vuole che resti alcunché celato, poiché la verità' è di rado amica delle folle, gli uomini scrivono favole, come il vecchio Esopo, scherzando su ciò che nessuno oserebbe nominare. E ciò fanno per necessità o accadrebbe, altrimenti, che, non piacendo, non sarebbero affatto ascoltati.
Quando la furiosa Follia s'affanna ogni giorno a metter confusione in tutto quel che abbiamo, quando l'Ignavia zelante chiede che la Libertà sia morta e la Paura, con lei, sovrasta la tomba dell'Onore - anche nell'ora certa prima della caduta, se non si è piacenti, non si è affatto ascoltati.
Tutti debbono piacere, benché alcuni non per bisogno, tutti debbono penare, benché alcuni non per guadagno, ma perché quelli che prendono piacere si preoccupino che la pena presente li sottragga al dolore futuro. Così alcuni hanno penato, ma fu scarsa la ricompensa, poiché, pur piacendo, non furono affatto ascoltati.
Questo fu il sigillo che serrò le nostre labbra, questo il giogo cui siamo sottoposti, negando a noi stessi ogni piacevole compagnia confacente al tempo e alla nostra generazione. I piaceri non perseguiti diventano rimpianti, e quanto ai dolori - non si è affatto ascoltati.
Quale uomo ode altro che il brontolio dei cannoni? Quale uomo si cura d'altro che di quel che porta l'attimo? Quando la vita di un uomo supera ogni vita immaginata, chi mai troverà piacere nell'immaginare? Così è accaduto come proprio doveva accadere, e noi non siamo, né fummo, affatto ascoltati.
All'alba un mormorio corse tra gli alberi, una lieve increspatura nella cisterna, e nell'aria un presagio di prossima frescura - ovunque una voce profetica nella brezza. Balzò il sole e indorò tutta quella polvere, e lottò per disseccare ancor più l'oziosa terra, impotente come un re invecchiato che guerreggia per un impero che gli si sgretola in mano. L'un dopo l'altro caddero i petali del loto, sotto l'assalto dell'anno ribelle, ammutinato contro un cielo iracondo; e, lontano, bisbigliò l'inverno; "È bene che muia la rovente estate. L'ausilio è vicino, giacché quando l'umano bisogno più stringe, io arrivo. "
Chiusero la strada lì nel bosco già una settantina d'anni fa, maltempo e piogge l'hanno cassata, ed ora non potresti mai dire che c'era un tempo una strada lì nel bosco prima ancora che piantassero gli alberi. Starà sotto la macchia e sotto l'erica, o sotto gli esili anemoni. Solo il custode riesce a vedere che dove cova la palombella e i tassi ruzzolano a loro agio c'era un tempo una strada lì nel bosco.
Pure, se nel bosco ti inoltri in una tarda sera d'estate, quando fa la brezza freschi i laghetti guizzanti di trote, dove la lontra fischia al compagno (non temono gli uomini nel bosco poiché ne vedono ben pochi), udrai lo scalpitio di un cavallo e il frusciar di una gonna sulla rugiada, un galoppo fermo e persistente attraverso quelle nebbiose solitudini: quasi che perfettamente conoscessero l'antica perduta strada lì nel bosco... Ma non c'è nessuna strada lì nel bosco!
Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti la perdono intorno a te, dandone a te la colpa; se riuscirai ad aver fede in te quando tutti dubitano, e mettendo in conto anche il loro dubitare; se riuscirai ad attendere senza stancarti nell'attesa, se, calunniato, non perderai tempo con le calunnie, o se, odiato, non ti farai prendere dall'odio, senza apparir però troppo buono o troppo saggio;
se riuscirai a sognare senza che il sogno sia il padrone; se riuscirai a pensare senza che pensare sia il tuo scopo, se riuscirai ad affrontare il successo e l'insuccesso trattando quei due impostori allo stesso modo se riuscirai ad ascoltare la verità da espressa distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui, o a veder crollare le cose per cui dai la tua vita e a chinarti per rimetterle insieme con mezzi di ripiego;
se riuscirai ad ammucchiare tutte le tue vincite e a giocartele in un sol colpo a testa-e-croce, a perdere e a ricominciar tutto daccapo, senza mai fiatare e dir nulla delle perdite; se riuscirai a costringere cuore, nervi e muscoli, benché sfiniti da un pezzo, a servire ai tuoi scopi, e a tener duro quando niente più resta in te tranne la volontà che ingiunge: "tieni duro! ";
se riuscirai a parlare alle folle serbando le tue virtù, o a passeggiar coi Re e non perdere il tuo fare ordinario; se né i nemici o i cari amici riusciranno a colpirti, se tutti contano per te, ma nessuno mai troppo; se riuscirai a riempire l'attimo inesorabile e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi, il mondo sarà tuo allora, con quanto contiene, e - quel che è più, tu sarai un Uomo, ragazzo mio!