Esecrati sogni, reclusi da impietosi arbitri. Il bianco livore confonde memorie di orbi corpi oramai svuotati, saccheggiati sogni, eppur colmi del mai vissuto vivere. Disseccando lacrime, ruvide mani scavano il passato, oramai nel nulla di psicotiche caramelle distribuite come "particola consacrata" quasi cibo dissacrante, divino di chimica verità. Ditemi è mia follia, oppur vostra, quest'incubo del vacuo vivere?
Refoli di vento le tue mani respirando noi sommesse grida mutevoli all'impeto di te. È lieve il mio incedere in quest'alba cristallina ove, rinnovata assenza, conforta l'autunno del mio tramonto. Impercettibile soffio d'inutile vivere senza il tuo amabile cristallino, perduto è il riverbero dei miei sogni nell'immaginato, assorto e distratto del crudele oramai ove vagano vuoti echi disperati nella landa delle mie solitudini! Vaga sperduto immaginando altri millesimi d'assenza!
Passo dopo passo invito il giorno dono vita al mondo, eppure al mio essere, sembra o appare, d'una maschera il volto. di me vive lei è lei in me vela al vento di questo naufragare, d'un solo velo, mai svelato rivelando di me, la vera essenza del mio Io. Io crisalide di quella farfalla che non nasce, io speranza nata deludendo misere speranze di normalità. Empi sogni del mio me stesso, Io donna che altra non è se non solo l'In - Verso di sé!
Dilavando l'anima questa pioggia leggera è incandescente lava, bruciante magma sulla pelle. Quest'anima non ha cancelli ne inferriate leggere che proteggano quel suo unico fiore. L'inquièto cuore vive o muore d'un sol respiro. Dalla pioggia il volto trasfigura mascherando un dolore, dissennandosi, disperde al vento remote paure, cancella sguardi tormentando l'irreale mondo ch'era sognar di vita infine, senza vivere annullò realtà. Ed ancor piovve!