Follie! Follie! Follie! Amo, negli indiavolati pomeriggi dell'estate, ubriacarmi di sole, nudo, tra il fragore insopportabile degli alberi, della luce, del caldo. La natura pulsa ad un ritmo forsennatamente veloce. L'animo di distende... quasi non si avverte più. Ora c'è il corpo, stremato dalla fatica e dal sudore, ci sono gli infuocati orizzonti, i miraggi, gli angeli e la tortura della sete. Tutto brucia, tutto arde, si consuma, si spreca, senza rimpianto, senza gioia. Rimangono solo i deserti: ma sono deserti di fiori, bianchi di luce, e poi ci sono gli orizzonti di cristallo, ci sono gli angeli, ci sono... luglio 1971.
Alberi scheletrici oscillano nel vento, sotto la luna. I rumori di un vecchio ciabattino al lavoro, si odono distintamente provenire lontano, dai campi lugubri; e strane grida di bambini che si rincorrono giocando; e i sussurrati singhiozzi di un'innamorata che soffre, in compagnia dei ricordi. Nessuno! La notte è gelida. Il vento cigola, ciangotta, spazza i sentieri morti dei campi. Gli uccelli tacciono. Solo gli alberi scheletrici dondolano nel vento, sotto la luna.
Adesso che il cielo è celeste e l'acqua rosa. Adesso che i cani guaiscono. Adesso che le luci tremolano lontano all'orizzonte. Adesso che la sera ci giunge cara. Adesso che le ragazze fuggono verso il sole e l'amore. Adesso è marzo.
Piccola lucia, prega, affinché il mondo di dolci promesse, nel quale ingenuamente confidi, conosca anche un solo frammento della tua gioia semplice e serena. Prega, affinché l'abisso di male e di iniquità, non abbia mai a contaminarti. Prega, affinché l'amara infezione della cattiveria, non dilaghi ulteriormente sulla terra. Prega, affinché non si espanda il dolore. E, prega per tutti coloro che soffrono, per coloro che odiano e che non sanno più amare. Prega per gli illusi, per gli sconfitti nella vita, per quelli affranti dallo spettro della miseria, dell'ignoranza, della malattia, della vecchiaia. Prega per tutti gli uomini, anche per coloro che sono felici, o che ti sembrano tali. Piccola lucia! Prega affinché il Dio buono e giusto, che ora invochi, e che è in te, non muoia, assieme alla tua giovinezza.
Lieve armonia di profumi, nella dolcezza del mattino. Ricordi che cadono: nivei splendori. Lunghe carezze di amanti assenti, i loro sospiri profondi ancora una volta intorno a me. E gli inganni, i giuramenti... i baci spossanti. Il vento li porta con sé, sull'erba, nell'acqua, più lontano ancora. Bianchi petali. Giovinezza che fuggi, lontano da me.
Nell'ansa di un corso d'acqua si duplica la magica monotonia dell'autunno. Scenari policromi, in lente sequenze, sotto cieli grigi. Una bruma vaga, nella lontananza, sfuma e offusca i contorni delle cose: alberi, selciati, comignoli, fontane, licheni, fienili. L'acqua ristagna sui campi scialbi, dove i colori diluiscono...
Oh! Lasciatemi la libertà di queste sere di maggio. Il profumo di fiori e di baci dei suoi lunghi crepuscoli. La carezza tiepida e sognante del vento. Le lacrime melodiose, di una stella nel cielo.
Fata di luce. Mistica filosofia dell'oriente. Scintillio di seta e di gemme. Diafano indumento di una vergine. Primavera. Coro di grazia. Primavera. Frutto di giada. Profumo di cristallo. Primavera. Fulgida cornice, per lo specchio dell'amore. Maggio 1972.
Parole come perle, che cadono nel latte. Nel giardino abbandonato, fruscii di veli e smorti luccichii rosa e verdastri. Fantasmi lievi passano fuggenti e silenziosi, come sfilacci di sogno che vanno alla deriva. Le note flebili di violini evanescenti, nella sera di aprile. La seta di giuramenti insinceri. Lo sfarfallio di mille e mille promesse fatte di vuoto. Su tutto, i chiaroscuri del crepuscolo.