Scura di nuovo mi giunge la volta celeste a sera e tardo un motore spaventa improvviso alle rane il canto, poi, intenso, il profumo dei tigli fra tutti è il più acuto e nell'aria più fresca d'incanto rapito e muto m'ammanto di lumi infiniti e lontani che sanno d'antico vanto, che non è più oggi, che non sarà domani.
Noi siamo nell'aria bombe volanti, sull'onda del mare mine vaganti, dell'aquila forte abbiamo l'artiglio e sopra lo sguardo duro il cipiglio come l'acciaio il volto ci rende.
Noi siamo nel cielo una stella che pende, che squarcia la volta celeste, la stella cadente che corre rapita, il tuono e il lampo sono la vita, e soli e signori dell'ora fuggente cogliamo sempre l'attimo puro, noi! Siamo il respiro dell'uomo futuro.