Figlio di cento madri, ecco quel che sei stato. Ed ognuna era la madre che volevi, il conforto al tuo pianto soffocato. Ed ognuna era la donna che cercavi, volto di un sogno al risveglio abbandonato. Ora che ti rallegri nel vedermi e lasci alle mie mani ogni tua cura vuoi stringermi forte e non lasciarmi, e cancellare dal cuore la paura. Ora, che nei tuoi occhi c'è solo meraviglia per quest'ultima madre che è tua figlia.
Avevo fiori intrecciati nei capelli e una veste morbida del color di luna e avevo doni d'oro e di gioielli e antichi tarismani che invocassero Fortuna. E c'erano i cantori e il clamor dei giullari, il popolo festante ad intonar bei cori. C'erano mille rondini a correre nel cielo, tante che si giurò fosse un amore vero. Quel giorno regnò il sole e soffiò il vento ed io non fui mai cosi bella e radiosa e cancellai dal cuore ogni sgomento: quel giorno fui regina ed anche sposa.
Porto dentro di me colei che mi ha chiamata, e ha sognato i miei sogni, e mi ha voluta. Colei che adesso sento anche se è ancora muta, colei che vestirò quando io sarò nuda. Porto dentro di me la gioia lieve di colei che verrà nella pioggia o con la neve, di colei che con le stelle stanotte è gia arrivata e mi chiede di darle il nome di una fata.