Esistono voci nella notte fatte solo per amare, ed esistono sospiri da cui filtrano i sogni di un cuore depredato dalla siccità. Debito col passato, presagi del futuro: hanno le medesime sfumature di nero. Piove amore da ambigue carezze e le tempeste emotive portano il tuo nome. Abbiamo avuto occasioni sfiorate di un tempo sbagliato, che non mi bastava mai. La notte ci ha unito per le nostre oscurità: ladra della colpa, complice dell'amore. Ma ogni volta l'alba ci separava con il nome dell'amante gelosa e portava via con sé l'amore che qui avevamo appena assorbito. Infine, il sole illuminava la rabbia che restava a riempire il posto accanto a me che tu lasciavi vuoto. Io non so difendermi da te!
Lo sciabordio delle onde... Ma quando arriva l'odore del mare a prendermi? Mi sento da sola... Sei tu, l'oscurità che mi ha raggiunta? Sarai la mano fredda nel sonno che non mi abbandona mai...
Sei la mia angoscia, il ghiaccio che morde il mare; ti espandi come il freddo che cristallizza l'aria... Siamo intima distanza. Se la vita è nera, voglio un foglio a colori per scrivere di te. La parola cade sull'anima... Mi chiedo perché non posso sentire ancora la tua voce.
L'amore... indefinibile turbamento, indecifrabile alchimia, irripetibile intruglio di fattori chimici. Ne esistono di vari tipi, sfaccettati di diverse sfumature. Poi c'è lui: leggendario, inenarrabile, fiabesco: l'amore della vita. Spesso destinato a non durare e per questo diviene il grande amore: semplicemente finendo. Il dolore lo rende tale, eppure questo toglie, e mai, mai aggiunge... Però poi un giorno il dolore se ne va, attraverso i suoi strani percorsi, e si annulla perché cancellato dal venire di un dolore più forte. Ma il sopraggiungere di un'onda nuova non cancella il passaggio di quella precedente.
Ricordi di una passione vissuta, della frusta: vorrei portarne i segni per sempre; della corda, così stretta da provocare piacere; delle catene, così forti da tenere prigionieri il cuore e la carne, orgasmo di simbiosi perfetta! Così gli telefonai. Era il piacere nei nostri occhi che volevo rivedere, erano i rivoli viscosi della lussuria che desideravo tra le gambe. Tra le labbra dei sensi il sapore dolce, salato, intenso, di lui, di me, di noi, del sesso e della rara forma d'amore eclissato.
La felicità confonde i colori, e di notte gli odori divengono tutti uguali. Ma ad un tratto il cielo si strappa… Forse la pioggia non farà più ricordare, portandomi di nuovo ad amare; forse la pioggia bagnerà le distanze, cancellerà i rancori e scioglierà i confini; forse la pioggia ci condurrà ancora vicini. Quando la solitudine slaccerà il nodo nel petto, la pioggia bagnerà l’amore fino alla fine del respiro, non ci sarà più da bere il vino e ritorneremo di fronte al nostro destino.
Perdono il silenzio, perdono una carezza che anelava a sostituire le parole, perdono il mio treno che deragliò dai binari della vita. Ma c'era qualcosa di forte e senza rete nei suoi occhi. Una sigaretta dopo l'altra e firmo l'aria con boccate di fumo. Un volto appare sul fondo del bicchiere troppe volte svuotato di fretta. Ma quale viso, quale nome, quale ricordo, se tutto fonde e confonde? E la realtà è metallo liquido in cui annego, labile sogno divorato da tarli dove annaspo, macchia sottile di te. Sfiancata dal silenzio creato, la malinconia prosciuga le energie positive. Si spegne un giorno per ricaricarsi e poi tutto ricomincerà, il mondo riprenderà a girare e forse anche a funzionare quando alla testa colpirà qualcosa di duro come l'amore...
Non sei fiorito di seta nelle mie acque. Tutto l'amore che non hai, e che non hai mai avuto, passa attraverso i miei giorni: resta solo una lama nel cuore e le dita ferite nel sale. Tra le nostalgie e le malinconie tutto mi parlerà di te mentre sei disteso qui, nudo, e sai di venerdì e di me. Ma l'amore non conviene quando si tratta di te: sei solo pioggia e baciami così. Che vita sei? Destino chiuso sarai! Tu, terra senza cielo, innamorato senza fiato! Domani, il vento asciugherà gli occhi e farà morire il ricordo che avrò di te. La poesia è stata soltanto nel cuore e non era la nostra soluzione. Ma avrei voluto un altro giorno soltanto per poterti ancora abbracciare.
Roma destino aperto Intrisa di delizioso dolore trovai riparo sotto la volta del tuo immenso cielo. Lupamadre, mi hai confortato mentre succhiavo il nettare della tua speranza io, figlia adottiva, poiché in te accogli ogni profugo di vita colorando le tue strade delle diverse preziosità del mondo. Ogni giorno pagai un desiderio a Trevi, culla azzurra dei sogni di tutte le genti ed unica testimone della sopravvissuta fantasia dell'umanità. Bernini ti scolpì trasformando il marmo in morbide figure che celebrano te in ogni piazza, fonte e chiesa. Il mondo ti porta venerato rispetto per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata e per il culto di cui sei dimora oggi, vetrina di una religione che non sempre comprendo e di un Dio che non ho ancora perdonato. Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive quando placido accoglieva segrete chiavi di cuori innamorati e speranzosi. Nella storia tra le mie storie trovai le case aperte di chi nacque "ner core" di te mentre sfuggivo al passato che con artigli si arpionava al presente. Ho avuto di che dissetarmi all'ombra dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo, ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia di illustri imperatori, assaporando i tuoi miti, nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli. Volutamente mi sono più volte smarrita trai i turisti per ripercorrere le strade di romanzi che hai spinto a scrivere, con la speranza di ritrovare la luce che dentro di me si era consumata. Tornavo a respirare ogni volta che giungevo a Termini, il pensiero di te poi riempiva i silenzi quando tornavo a lasciarti. Sei stata la mia Atlantide riemersa, mio destino aperto quando ero figlia orfana e sposa dimenticata. Sei stata terra senza nebbia che ogni sera mi udiva piangere; testimone del mio disgelo, hai sentito sciogliersi il primo fiocco del cuore, ed hai colmato l'esterno della mia solitudine smussandone i contorni. Poi un giorno il dolore ha fatto le valigie ed è partito. L'armonia ha preso il suo posto ed io sono stata pronta a lasciare te per ricominciare ad essere ancora degna di me. Oggi ti vivo lontana, ma resti sempre capitale del mio cuore sparpagliato che sente una propria metà dipinta dei colori giallorossi.
Intrisa di delizioso dolore trovai riparo sotto la volta del tuo immenso cielo. Lupamadre, mi hai confortato mentre succhiavo il nettare della tua speranza io, figlia adottiva, poiché in te accogli ogni profugo di vita colorando le tue strade delle diverse preziosità del mondo. Ogni giorno pagai un desiderio a Trevi, culla azzurra dei sogni di tutte le genti ed unica testimone della sopravvissuta fantasia dell'umanità. Bernini ti scolpì trasformando il marmo in morbide figure che celebrano te in ogni piazza, fonte e chiesa. Il mondo ti porta venerato rispetto per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata e per il culto di cui sei dimora oggi, vetrina di una religione che non sempre comprendo e di un Dio che non ho ancora perdonato. Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive quando placido accoglieva segrete chiavi di cuori innamorati e speranzosi. Nella storia tra le mie storie trovai le case aperte di chi nacque "ner core" di te mentre sfuggivo al passato che con artigli si arpionava al presente. Ho avuto di che dissetarmi all'ombra dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo, ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia di illustri imperatori, assaporando i tuoi miti, nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli. Volutamente mi sono più volte smarrita tra i turisti per ripercorrere le strade di romanzi che hai spinto a scrivere, con la speranza di ritrovare la luce che dentro di me si era consumata. Tornavo a respirare ogni volta che giungevo a Termini, il pensiero di te poi riempiva i silenzi quando tornavo a lasciarti. Sei stata la mia Atlantide riemersa, mio destino aperto quando ero figlia orfana e sposa dimenticata. Sei stata terra senza nebbia che ogni sera mi udiva piangere; testimone del mio disgelo, hai sentito sciogliersi il primo fiocco del cuore, ed hai colmato l'esterno della mia solitudine smussandone i contorni. Poi un giorno il dolore ha fatto le valigie ed è partito. L'armonia ha preso il suo posto ed io sono stata pronta a lasciare te per ricominciare ad essere ancora degna di me. Oggi ti vivo lontana, ma resti sempre capitale del mio cuore sparpagliato che sente una propria metà dipinta dei colori giallorossi.