La routine del mare a riva rinnova il colore bagnato riflette l'iride caldo solare.
Il gabbiano maestro di volo assume indifferenza nell'intrigante continua esplorazione. È la sua picchiata avida di vita a disincantare il deserto di carta stagnola. Al dono viscerale del mare si rinsalda il connubio ricambiato da un coreografico e libero volo planato.
Costeggio la riva frastagliata del mare grigio che regala l'inverno ed il cielo riflesso e riflettente l'umore triste dell'aquila che non vedo planare. gabbiani girovaghi impertinenti piluccano avanzi in pantanelli lasciati dai flutti fustiganti la rude barriera di massi artificiali prestatasi a raccogliere il mio penare.
La costa stanca del vociare estivo abbandona la luce abbagliante e veste l'odore nostalgico di ocre arancio sempre più ocra scendendo a sud.
Sferza il vento cielo e terra sventando sacche d'acqua cariche dell'ozio d'agosto per il mare bruno che scava con le sue onde alte la sera e i siti umani s estivi sbrindellando ricordi e anffratti annidati numerosi nel profilo frastagliato.
È il settembre jonico col suo temperamento sanguigno, umorale e breve.
La furia ridonando il litorale rientranelle viscere e va placandosi correndo gli scollinamenti fino all'ultimo sbuffo ormai domo sull'azzeramento a riva.