Piove fin dal mattino. Ci sarà il funerale di quella che abitava di fronte. Una cucitrice. Sognava un anello nuziale ed è morta con un ditale sul dito. Tutti ne ridono. La pioggia comprensiva rammenda il cielo con la terra. Ma non ne verrà fuori niente lo stesso.
Una ragazza bionda si è chinata su una poesia. Con una matita affilata come un bisturi trasferisce le parole su un foglio bianco e le trasforma in trattini, accenti, cesure. Il lamento del poeta caduto in combattimento ha ora l'aspetto di una salamandra smangiucchiata dalle formiche. Quando lo trasportavamo sotto il fuoco, credevo che il suo corpo ancora caldo sarebbe risorto nella parola. Ora, vedendo la morte delle parole, so che non c'è limite alla decomposizione. Di noi resteranno lettere sparse nella terra nera. Accenti sul nulla e sulla polvere.
Vado al mare per udire quella voce fra un colpo e l'altro dell'onda
ma la voce non c'è c'è solo la senile garrulità dell'acqua il nulla salato l'ala d'un bianco uccello rinsecchita sulla pietra
vado nel bosco dove dura ininterrotto il fruscio d'una enorme clessidra che trasmuta foglie in terra nera terra nera in foglie potenti mandibole d'insetti divorano il silenzio della terra
vado nei campi lastre verdi e gialle fissate con spilli d'esistenze d'insetti risuonano a ogni tocco di vento
dov'è quella voce dovrebbe farsi udire quando per un attimo tacerà l'instancabile monologo della terra
niente solo sussurri schiocchi scoppi
torno a casa e l'esperienza assume forma di alternativa o il mondo è muto o io sono sordo
forse però siamo entrambi segnati da una infermità
dobbiamo perciò prenderci sottobraccio andare avanti verso nuovi orizzonti verso gole contratte da cui fuoriesce un incomprensibile borbottio.